Ernest Hemingway è stato un grandissimo uomo di lettere dello scorso secolo. Nato a Cicero (che oggi si chiama Oak Park), in Illinois, il 21 giugno 1899, si arruolò nelle file dell’esercito americano, come volontario, durante la Prima guerra mondiale. In seguito, si dedicò al giornalismo; negli anni a Parigi, conobbe Gertrude Stein ed Ezra Pound. In questi anni iniziò la sua intensa carriera letteraria. Il romanzo Addio alle Armi lo rese famoso. Così come Per chi suona la campagna e Il vecchio e il mare.
Nel 1953 vinse il Premio Pulitzer. L’anno successivo il Nobel per la Letteratura. Dal 1957, però, Hemingway cadde in una profonda depressione che lo portarono a numerosi ricoveri. Più volte fu sottoposto a elettroshock. La depressione delirante lo portò al suicidio, con un colpo di fucile, il 2 luglio 1961.
Ernest Hemingway: le sue 7 frasi celebri più belle
- Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono.
- L’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto, ma non sconfitto.
- Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.
- Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi. È stato così tante volte.
- Tutti gli uomini che ragionano sono atei.
- Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete tra questi, potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.
- Questo si faceva. Si moriva. Non si sapeva di cosa si trattasse. Non si aveva mai il tempo di imparare. Si veniva gettati dentro e non si sentivano le regole e la prima volta che vi acchiappavano in fallo vi uccidevano.
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