La domanda del momento è: come entrare nel Metaverso di Facebook? Il passaggio di Facebook a Meta è stato subito un chiaro segnale di Mark Zuckerberg ai suoi utenti ed investitori sulla sua idea di quello che sarà il futuro del mondo social.
Il patron di Meta ha dichiarato che ci vorranno non meno di 5 anni prima che questo Metaverso veda al suo seguito milioni di persone, ma cominciamo a vedere cosa ci aspetta.
L’origine della parola Metaverso
Nel romanzo “Snow Crash” di Neal Stephenson del 1992 si puó trovare per la prima volta la parola “Metaverso”, per descrivere un mondo virtuale nel quale gli umani compaiono come Avatar, ovvero rappresentazioni visive anch’ esse virtuali.
Oggi, quasi 30 anni dopo, Zuckerberg ha deciso di mettere le basi per la realizzazione (virtuale) di questo mondo, che secondo lui potrebbe entrare nella quotidianità di tutti entro 5/10 anni.
Come entrare nel Metaverso di Facebook
Metaverso equivale in pratica a realtà virtuale, una dimensione in cui fare esperienze che risultano impossibili nel mondo reale.
C’è ormai più di una piattaforma di realtà virtuale: quella di Microsoft è Windows Mixed Reality, HTC punta sulla piattaforma Viveport e ha sviluppato visori VR serie Vive, Sony commercializza da tempo i visori PSVR (PlayStation Virtual Reality) e lo store Steam VR che vende app e giochi compatibili con tutti gli altri visori.
La piattaforma di realtà virtuale più famosa e che più ci interessa è peró quella di Meta, ovvero Oculus, che si compone sia di una parte hardware (visori VR) sia di una software con app e giochi.
l visore Oculus Quest 2
Quando parliamo di Metaverso su Fabebook facciamo sempre riferimento a Oculus Quest 2, unico sul mercato dei ben 5 visori sviluppati da Oculus: Quest, Quest2, Link, Rift e Rift S.
Oculus Quest 2 è progettato per essere un visore “stand-alone“ e questo significa che non necessita di altri dispositivi per funzionare.
Tuttavia, grazie alla tecnologia Oculus Link, è possibile collegare fisicamente il visore al PC per la fruizione di esperienze direttamente dal proprio terminale.
La confezione di vendita del visore comprende uno schermo per occhio, entrambi con risoluzione 1832×1920 e refresh rate fino a 90 Hz. Il microfono e gli altoparlanti sono integrati nella sorprendente tecnologia dell’ audio posizionale.
Si tratta di un sistema che, a fronte di una leggera perdita in termini di qualità del suono, adatta l’emissione dei rumori in funzione dei movimenti della testa, garantendo un’immersione uditiva assolutamente credibile. Rimane comunque la possibilità di usare le cuffie tradizionali tramite la connessione con jack presente sulla scocca del dispositivo.
Per finire troviamo i controller Touch, completamente riprogettati da Oculus, con una migliorata ergonomia e comandi intuitivi che trasportano i gesti direttamente in VR per una sensazione ancora più profonda di presenza della mano.
Facebook Oculus Quest 2 nella versione con 128 GB di memoria interna è in vendita a 349,99 euro.
Cosa fare nel metaverso di Facebook?
Non possiamo ancora sapere quale potenzialità svilupperà il Meta-Metaverso nei prossimi anni, ma ad oggi l’applicazione più notevole tra quelle fruibili con il visore Oculus Quest 2 è senza dubbio Horizon Workrooms, che oltretutto sembra mostrare chiaramente le intenzioni di Zuckerberg.
Grazie a questa piattaforma infatti abbiamo la possibilità di fare smart working entrando virtualmente in stanze dotate di tutti gli oggetti da noi utilizzati (scrivania, lavagna ecc) nelle quali potremo incontrare i nostri colleghi.
Per quanto riguarda il mondo “game” è possibile giocare in VR a una grande quantità di titoli, ovviamente anche in modalità multiplayer.
L’ambito fitness ci porta nel futuro con le palestre virtuali: grazie al visore e ai nuovi controller possiamo infatti allenarci in ambienti virtuali, ma anche fare sport di squadra o corsi tematici con gli amici.
Anche il mondo dell’arte sbarca nel Metaverso di Facebook dove indossando il visore Oculus Quest 2, potremo prendere parte ad eventi, visitare mostre allestite appositamente per questo “mondo”, ma anche creare noi stessi qualcosa di artistico che ci appartenga.
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