Le nuvole si muovono nel cielo, l’uomo ne è sempre stato affascinato. Ci fermiamo ad osservare i loro spostamenti e proviamo a prevedere se pioverà. Contempliamo l’evolversi delle loro forme. A chi non è capitato di provare a riconoscere nelle nuvole forme a noi familiari? Questo fenomeno si chiama pareidolia, ed è la tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano. (Wikipedia)
Le Nuvole e l’Arte
Persino un pittore del calibro di Giotto si divertiva a giocare con le nuvole, nascondendo demoni tra le nuvole dell’affresco nella Basilica di San Francesco. Anche al Mantegna piaceva dare forme speciali alle nuvole: aveva infatti dipinto un cavaliere sul suo cavallo tra le nuvole poste dietro la colonna di “San Sebastiano” e in “Trionfo della virtù” tra le nuvole si scorgono dei profili riconoscibili.
Leonardo da Vinci riteneva le nuvole una grande fonte di ispirazione, che faceva crescere l’immaginazione. Pittori di ogni epoca e corrente, nei secoli, hanno dipinto nuvole nei loro quadri.
Monet e gli impressionisti durante le loro sessioni di pittura en plein dipingevano nuvole che si riflettevano nell’acqua e che facevano ombra sui prati. Nei paesaggi rurali di Van Gogh, le nuvole sembrano muoversi in vortici creati da pennellate di blu e bianco.
Per Caspar David Friedrich, nel suo quadro icona del Romanticismo, “Viandante nel mare di nebbia”, le nuvole rappresentano la vastità della natura, l’infinito da contemplare. Molteplici e varie sono le nuvole che riempiono i quadri surreali di René Magritte stimolando l’immaginazione dell’osservatore.
Le Nuvole e la Letteratura
Le nuvole sono state fonte di ispirazione e simbolismo anche in letteratura. Per esempio, nella Bibbia, le nuvole sono il trono di Dio e rappresentano la maestà divina. Nel mondo greco Aristofane, nelle “Nuvole”, deride Socrate come filosofo venditore di fumo e in questa commedia le nuvole sono simbolo della filosofia che, con la propria astrattezza, allontana dalla vita.
Gli autori romantici citano spesso le nuvole nelle loro opere, Shelley fa parlare in prima persona una nuvola antropomorfizzandola e immaginandola quale simbolo della trasformazione: “Mi trasformo, ma mai potrò morire”.
Celebre è la poesia “Nuvole” di Fernando Pessoa che conclude così: “Nuvole… Continuano a passare, continuano ancora a passare, passeranno sempre continuamente, in una sfilza discontinua di matasse opache, come il prolungamento diffuso di un falso cielo disfatto”. Ed infatti scientificamente, una nuvola non è altro che una massa visibile di piccole goccioline o cristalli di ghiaccio sospesi nell’atmosfera, sopra la superficie terrestre.
Le Nuvole e la Scienza
La nefologia è la branca della meteorologia che studia le nuvole e i fenomeni ad esse collegati. A scuola abbiamo tutti studiato il ciclo dell’acqua e la formazione delle nuvole, ve lo ricordate? La formazione delle nuvole avviene mediante questo processo: per causa del riscaldamento solare, l’acqua terrestre (contenuta nei mari, laghi, fiumi, etc.) evapora trasformandosi così in vapore acqueo, che essendo leggero caldo e meno denso dell’aria sovrastante, risale nell’atmosfera fino a raffreddarsi nuovamente quando è in alto e a condensarsi attorno a piccole impurità (cristalli di sale marino, particelle di polvere…) indispensabili per una veloce aggregazione delle molecole stesse.
L’ultimo passaggio è la generazione di goccioline d’acqua o cristalli di ghiaccio, della dimensione da 1 a 100 micron, al raggiungimento della “temperatura d’equilibrio” (la stessa della circostante aria atmosferica). Quando si formano agglomerati di miliardi di queste goccioline, appare visibile la nuvola, di un tipico colore bianco, dovuto all’alta riflessione della luce (fra il 60% e l’85%) sulla superficie di queste goccioline.
A causa dell’elevata dispersione della luce nelle goccioline che compongono la nube, essa può apparire anche grigia o a volte blu notte, quasi nera. Maggiore sarà la densità della nube e maggiore il suo spessore, più scura essa apparirà. Ecco perché quando vediamo dei nuvoloni scuri ci prepariamo al temporale che sta per arrivare mentre quando scorgiamo delle nuvolette bianche sappiamo che non pioverà.
All’alba ed al tramonto, le nuvole diventano rosse, rosa e arancioni assumendo i colori del cielo. Attorno alla lunghezza d’onda dell’infrarosso, le nuvole apparirebbero più scure perché l’acqua che le costituisce assorbirebbe fortemente la luce solare a questa lunghezza d’onda.
La scienza, sin dai tempi antichi, continua a studiarle e classificarle a seconda delle loro forme e caratteristiche, ma noi, come i bambini, restiamo con la testa tra le nuvole a sognare di poterle toccare come fossero zucchero filato.
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