Sul palco del Tesla AI Day, Elon Musk ha rivelato tante novità interessanti che lasciano all’uomo sempre meno “compiti” e più libertà. Ed è sempre più chiaro quanto Musk desideri far percepire all’esterno quanto Tesla non sia solo un ‘azienda che produce auto, ma molto di più.
E di fatto la vera grande rivelazione è stata quella di Tesla Bot, un robot dalle fattezze umane che apre le strade dell’azienda verso altri settori. Nessun prototipo funzionante, se non un ballerino in carne ed ossa vestito da Tesla Bot, ma le specifiche sono già state condivise, mostrando tanti dettagli interessanti.
Il robot sarà alto 1,77 metri, peserà 57 kg e potrà muoversi ad una velocità massima di 8 km/h. La sua funzione sarà prettamente quella di rimuovere tutte quelle task ripetitive, noiose o pericolose: il robot potrà infatti sollevare fino a 68 kg da fermo, trasportare fino a 20 kg e porgere oggetti di 4,5 kg.
Queste funzioni saranno garantite da una moltitudine di attuatori elettromeccanici (12 braccia, 12 gambe, 12 mani, 2 collo e 2 busto) una serie di giroscopi e sensori di pressione. La testa invece sarà uno schermo in grado di mostrare informazioni su richiesta (o in caso di utilità).
Tesla AI Day, c’è un superchip
Presentato anche il il nuovo chip di Tesla, progettato e costruito interamente in house, che l’azienda sta utilizzando per dare una potenza di calcolo mai vista al suo supercomputer, Dojo. Gran parte dell’architettura AI di Tesla dipende da Dojo perché il computer è progettato per addestrare la rete neurale che Musk afferma sarà in grado di elaborare grandi quantità di dati visuali quattro volte più velocemente di altri sistemi informatici. L’idea è che il software AI addestrato da Dojo verrà distribuito direttamente ai clienti Tesla tramite aggiornamenti via internet. Il chip che Tesla ha rivelato giovedì si chiama D1 e si basa su un’architettura a 7 nm.
La volontà di Tesla dietro lo sviluppo di questo chip è possedere la maggior parte del suo stack tecnologico per evitare rallentamenti nella sua catena di produzione.
Il Full Self Driving
Tesla ha poi difeso ancora una volta il suo approccio all’autonomia (Full self driving) basato sulla visione (telecamere ultrasensibili al posto di radar e lidar), che utilizza le reti neurali per consentire all’auto di funzionare ovunque tramite il suo sistema di Autopilot.
La Casa californiana ha spiegato in che modo le reti neurali di Tesla si sono sviluppate nel tempo e come ora la corteccia visiva dell’auto (essenzialmente la prima parte del cervello dell’auto che elabora le informazioni visive) è progettata in tandem con l’architettura della rete neurale più ampia. Il risultato è un fluire delle informazioni nel sistema in modo molto più intelligente.