Prima delle code, prima delle telecamere e degli autovelox, nacque il semaforo: fu un’invenzione utile. Stati Uniti, Ohio, più di un secolo fa, una torrida giornata estiva: il 5 agosto 1914 entrò in funzione a Cleveland il primo semaforo moderno, cioè elettrico. Era leggermente diverso da quelli attuali, infatti aveva luci di due soli colori: il verde e il rosso. Si dovette attendere fino al 1920 per l’introduzione della luce gialla (che poi è arancione).
A Londra un semaforo nel 1868
Ma procediamo con ordine. Non fu quello il primo semaforo della storia. Già il traffico di veicoli a trazione animale assunse nel XIX secolo una dimensione caotica, almeno nelle città maggiori, al punto da necessitare di sistemi di regolazione. Alla metà dell’Ottocento la città più importante del mondo era certamente Londra, quindi era anche la più trafficata. Il primo strumento di controllo del traffico fu quindi installato in uno degli incroci più centrali della capitale inglese, proprio vicino alla sede del Parlamento. Era il 10 dicembre 1868.
Si trattava di un segnalatore di origine ferroviaria. Azionato manualmente da un poliziotto, da un palo si estendevano orizzontalmente due aste, fino a formare due braccia tese lateralmente rispetto all’osservatore. Quando erano in questa posizione i veicoli, cioè le carrozze a cavalli, dovevano fermarsi. Questa è la stessa posizione adottata ancora oggi dagli attuali vigili quando devono regolare di persona il traffico. In alto vi era posizionata una lanterna a gas che emetteva alternativamente due luci: rossa, ci si doveva fermare; verde, si poteva procedere con cautela.
John Peake Knight
L’inventore di questo strumento fu un ingegnere ferroviario, John Peake Knight. Nel 1866, anno in cui a Londra ci furono 1.102 morti e 1.334 feriti in incidenti stradali (i cavalli erano pericolosi anche quando viaggiavano uno alla volta), Knight propose l’adozione del suo apparecchio anche sulle strade. Lo chiamò semaforo, cioè semaphore, dal francese sémaphore: parola di origine greca che significa “portatore di messaggi”.
Il semaphore originale era un sistema ottico per comunicazioni militari a distanza adottato nel 1792 dall’esercito francese durante la guerra contro l’Austria. Sviluppato dai fratelli Chappe, era un antesignano del telegrafo. Napoleone lo sfruttò intensamente per coordinare le proprie armate dislocate lungo tutta l’Europa.
Tornando al semaphore inglese di Knight, esso non ebbe una grande fortuna, poiché dopo un anno esplose in faccia all’agente che lo manovrava, ferendolo gravemente, a causa di una perdita del gas. Nel 1870 venne smantellato.
Ma la rivoluzione dei trasporti, superiore a quella compiuta dal treno a vapore, era in atto. Il motore a scoppio era già stato brevettato nel 1861 da Alphonse Beau de Rochas; nel 1876 Nikolaus Otto lo perfezionò col ciclo a quattro tempi; nel 1886 arrivò la prima automobile funzionante in senso moderno, la Patent Motorwagen di Karl Benz.
I perfezionamenti dei decenni successivi portarono ad un impetuoso sviluppo. La catena di montaggio di Henry Ford nel 1913 diede “il colpo di grazia”, nel senso che in quel momento l’automobile cominciò ad essere un mezzo di trasporto di massa.
Il successo dell’automobile rende necessari i semafori
Eccoci di nuovo al 1914. Il successo dell’automobile fu tale da rendere necessario di nuovo il semaforo; ma serviva qualcosa di affidabile. Grazie all’energia elettrica trasformata in un’industria da Thomas Edison e Nikolas Tesla, anche il semaforo elettrico fu realtà.
Cleveland, dicevamo; per la precisione, l’incrocio tra East 105th Street e Euclid Avenue. 5 agosto, ore 17, minuto più minuto meno. Il semaforo moderno fu inaugurato in quel momento con una grande cerimonia. Ad ogni angolo dell’incrocio era installata una colonnina composta da due luci, una rossa e una verde, che alternativamente illuminavano le scritte “stop” e “go”. Progettista James Hoge. Mancava il giallo ma l’avviso di procedere con cautela era costituito da un segnale sonoro. La terza luce venne introdotta pochi anni più tardi, nel 1923. Era un brevetto dell’inventore Garrett Morgan.
La piccola Italia arrivò poco tempo dopo. Fu a Milano, all’incrocio tra piazza del Duomo, via Orefici e via Torino. Era il 1925, 1° aprile. Ma non fu uno scherzo.
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