Il respiratore polmonare Ferrari è pronto. Il risultato di un lavoro di squadra strategico e funzionale tra Scuderia Ferrari e l’Istituto Italiano di Tecnologia. In sole 5 settimane il connubio vincente ha portato al battesimo FI5, così denominato in codice. Le lettere sono le iniziali, rispettivamente, della Casa di Maranello e dell’istituto di ricerca IIT che ha sede a Genova. Mentre la cifra indica il numero delle settimane che ci sono volute per arrivare alla prima accensione del prototipo, 5 settimane appunto.
Un progetto Open a disposizione di tutti
Le specifiche tecniche del ventilatore polmonare Ferrari FI5, i disegni, il firmware, il software e la lista componenti sono ora a disposizione come “open source project“. In questo modo chiunque può produrlo localmente. Già alcune aziende italiane e straniere in Messico e USA hanno contattato Ferrari e IIT per procedere alla certificazione e alla distribuzione.
Respiratore polmonare Ferrari, frutto di eccellenze italiane
Il progetto ha visto lavorare fianco a fianco risorse umane di eccellenza. Il team FI5 della scuderia Ferrari è stato guidato da Simone Resta, head of chassis engineering, e da Corrado Onorato, F1 innovation manager. I due hanno coordinato il lavoro di ingegneri e tecnici “presi in prestito” dai reparti Gestione Sportiva e GT. L’Istituto Italiano di Tecnologia ha messo in campo una squadra di ricercatori e ingegneri coordinati da Marco Maggiali, facility coordinator iCub tech, e Andrea Pagnin, research manager di IIT. Il team ha lavorato fin dall’inizio con varie strutture sanitarie come l’ospedale Niguarda di Milano e l’ospedale Policlinico San Martino di Genova. Prezioso, poi, il supporto del Gruppo Camozzi, che ha avuto un ruolo chiave nella scelta di alcuni componenti fondamentali, effettuando anche esperimenti specifici sui propri prodotti per poter fornire dati utili per i modelli di simulazione.
Un lavoro sviluppato in 5 fasi
Il progetto è stato portato avanti attraverso cinque fasi. Dalla progettazione alle simulazioni, dalla scelta e approvvigionamento dei componenti fino alla realizzazione del prototipo e al suo collaudo. Tutto il lavoro è stato improntato ad un rigoroso rispetto delle logiche di processo e della rispondenza ai requisiti necessari. Tanto in termini di sicurezza che di affidabilità, per un uso effettivo sul campo. Il primo prototipo è stato assemblato presso la sede dell’IIT a Genova ed è stato sottoposto a tutti i test di funzionamento, superati brillantemente.