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Titanic: la maledizione del transatlantico inaffondabile

Titanic
Il leggendario transatlantico RMS Titanic affonda inesorabilmente, fra la notte del 14 e 15 aprile 1912. Ecco come andò quella notte.

Siamo nei pressi dell’Oceano Atlantico, non molto lontano dalla tanto amata New York, quando il leggendario transatlantico RMS Titanic affonda inesorabilmente, fra la notte del 14 e 15 aprile 1912, dopo aver colpito un iceberg.

RMS Titanic, il colosso definito “inaffondabile”

Tutto ha inizio il 10 aprile del 1912 quando, dal porto britannico di Southampton, ha inizio ufficialmente la tristemente nota avventura della nave: definita “inaffondabile” anche dai più critici, l’RMS gemella di Olympic e Britannic è progettata da William Pirrie e Thomas Andrews per competere con il Lusitania e Mauretania; è frutto di un investimento da ben 7.5 milioni di dollari complessivi, ed è caratterizzata da una lunghezza di 269 metri, larghezza di 28, stazza di 46328 tonnellate e altezza totale di 53. Più ampia della precedentemente citata Olympic, è dotata di un propulsore a vapore con quattro cilindri contrapposti e invertibili a triplice espansione, più una turbina Parson a bassa pressione; sviluppa inoltre la bellezza di 38 MW, monta ben 29 caldaie e può viaggiare ad una velocità massima di 26 nodi.

RMS Titanic, l’avventura diviene incubo

I 2223 passeggeri presenti (il Titanic poteva contenerne 3547) sono suddivisi in ben tre classi diverse (lusso, da 4.350 dollari; base, da 60 dollari ed economy, da soli 32 dollari) prima di partire, guidati dal capitano Edward John Smith, per raggiungere in soli otto giorni la “Grande Mela” passando per Cherbough (Francia), Queenstown (Irlanda) e l’Outward Southern Track: nonostante le regole preaccordate, molti dei passeggeri della seconda classe (precedentemente prenotati su altre navi) sono “dirottati” a bordo del Titanic a causa di uno sciopero nelle forniture di carbone. In seguito ad un “risucchio” (causato dalla partenza del bolide) la piccola imbarcazione New York, ormeggiata nelle vicinanze del transatlantico, rompe gli ormeggi e si avvicina pericolosamente alla grossa nave: ne sussegue fortunatamente un mancato incidente, anche se il disguido causa infine il ritardo di un’ora per il Titanic.

RMS Titanic: l’Outward Southern Track e la collisione

Dopo aver attraversato La Manica ed essere arrivato a Cherbourg, l’RMS parte alla volta di Queenstown (ove scendono soli sette passeggeri) prima di affrontare ufficialmente la terribile rotta. Il 14 aprile del 1912, dopo ben quattro giorni di navigazione, il capitano consegna a Bruce Ismay un messaggio (appena ricevuto dal vapore Baltic) che preannuncia la presenza di ghiacco, a 400 km dal Titanic: la velocità di crociera, tuttavia, non diminuisce e, il direttore della White Star, giudica sufficiente un cambio di rotta verso la Outward Southern Track. Verso le ore 13:45, un nuovo messaggio (inoltrato dal piroscafo Amerika) sollecita il transatlatico con una segnalazione della presenza di iceberg e, poco dopo, nemmeno il Mesaba riesce a convincere l’equipaggio. Sicurezza eccessiva e avvertimenti ignorati sembrano quindi le cause principali di questo naufragio; la quasi inevitabile collisione, avviene infatti alle 23:40 locali: le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee avvistano (a occhio nudo) un iceberg, nei pressi della nave, al momento in cui avviene il fatidico urto (per evitare tale dinamica, il Titanic non avrebbe dovuto superare i 9 nodi e, quindi, ritardare di ben tre giorni). Dal terribile naufragio sopravvivono soltanto 706 persone, soprattutto a causa dell’ipotermia.

[Photo free by Pixabay]

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