Lo smartphone controlla il coronavirus. O meglio. La quarantena per positività al COVID-19. Cina e Corea del Sud per favorire il ritorno alla produttività nelle settimane dell’emergenza sanitaria, stanno “imponendo” (in Corea del Sud è facoltativo) ai propri cittadini l’utilizzo del telefonino a monitoraggio dello stato di salute durante la convalescenza costretta per coronavirus. Attraverso l’utilizzo dei dati personali, indica selettivamente chi deve restare in quarantena e chi invece può andare al lavoro e frequentare luoghi pubblici. Per la Cina il sistema, chiamato Alipay Health Code è stato introdotto per la prima volta nella città di Hangzhou sulla base di un progetto del governo locale con l’aiuto di Ant Financial, una consociata del gigante dell’e-commerce Alibaba, la Amazon cinese. Le persone si registrano tramite un’app per i pagamenti online assai popolare in Cina, Alipay appunto, ricevendo in cambio un codice colore. Verde, giallo o rosso. Simile a quello che si assegna nei nostri pronto soccorsi, a seconda della gravità del caso.
Lo smartphone controlla il Coronavirus, come funziona
Non appena un utente concede al software l’accesso ai dati personali, una parte del programma etichettata ‘reportInfoAndLocationToPolice’ invia la posizione della persona, il nome della città, e un codice identificativo a un server. Senza chiarire però la connessione con la Polizia che, secondo l’agenzia stampa statale cinese Xinhua, sarebbe stata cruciale per lo sviluppo del sistema stesso.
Un sistema di controllo di massa non nuovo alla Cina, la quale usa già massivamente sistemi avanzati di riconoscimento facciale, anche nelle scuole, per identificare criminali ma anche per monitorare minoranze e dissidenti politici.
In Corea del Sud per monitorare la quarantena per coronavirus, in modo simile, viene utilizzata una app per controllare, tramite il Gps dello smartphone, il rispetto della quarantena stessa.
Le norme decise da Seoul prevedono che siano messi in quarantena tutti i positivi al tampone e i contatti stretti, definiti come coloro che sono stati entro i due metri da un paziente confermato, o, che siano stati nella stessa stanza quando una persona positiva al Sars-Cov-2 hanno tossito.
Si sottolinea che al momento l’uso della app è su base volontaria, e chi vuole può optare per il controllo ‘tradizionale’. Questione non specificata per la Cina. Tante chiaramente le perplessità sollevate sull’utilizzo di sistemi GPS per monitorare la quarantena per coronavirus. In primis quello della privacy ma anche quello della funzionalità del sistema.