La Fiat 600 compie 65 anni. Tanti ne sono passati da quel lontano 10 marzo 1955 quando il pubblico poté ammirarla per la prima volta al Salone di Ginevra. Perché parlare ancora oggi di quest’auto? Per un motivo molto semplice: questa piccola berlina permise all’Italia di diventare una nazione industriale compiuta, un Paese in cui la motorizzazione per la prima volta riuscì a raggiungere se non tutti, molti. La 600 consentì alla Fiat di espandersi e rendersi protagonista del boom economico che proprio in quel momento esplose. Quest’auto costituì il trampolino di lancio per la casa torinese verso la posizione di secondo costruttore europeo dopo la Volkswagen. Da questa vetturetta derivarono le utilitarie che tutti gli italiani (e non solo) hanno per lungo tempo e in notevoli quantità acquistato e apprezzato: 850, 127, Uno e Punto. Ripercorriamo quindi rapidamente la storia della Fiat 600.
Fiat 600, 65 anni fa la nascita
Nei primi anni ’50 diventava sempre più urgente per la Fiat trovare una sostituta per la 500 Topolino, invecchiata e troppo piccola per le esigenze delle famiglie che cominciavano ad intravedere una parvenza di benessere dopo i durissimi anni del dopoguerra. Ma, seppure in crescita, gli italiani non potevano ancora definirsi benestanti. Quindi era fondamentale progettare un modello molto economico. L’obiettivo posto dal presidente Vittorio Valletta fu allo stesso tempo semplice e maledettamente difficile: il nuovo modello avrebbe dovuto trasportare comodamente (per l’epoca) quattro persone, raggiungere almeno 85 Km/h ed essere posto in vendita ad un prezzo inferiore a quello della Topolino. E bisognava fare molto in fretta, perché la concorrenza estera non stava a guardare: più che il Maggiolino Volkswagen, che andava considerato di fascia media, erano la Citroën 2CV e la Renault 4CV le rivali da cui guardarsi. Il progetto inoltre non si limitava alla berlina da quattro posti: infatti la strategia della Fiat comportava anche lo sviluppo di una nuova auto di piccolissime dimensioni a due posti e prezzo ancora più basso, per intercettare quelle persone che solitamente si spostavano in motocicletta. Ci riferiamo naturalmente alla Nuova 500, ma questa è un’altra storia.
Design e tecnica della Fiat 600
Dunque per il Progetto 100 (il nome in codice interno della 600) andavano mantenuti molto bassi anche i costi di produzione. Bisognava risparmiare lamiera il più possibile, il peso quindi doveva rimanere contenuto; inoltre lo scarso tempo a disposizione non permetteva di esplorare strade nuove (per la Fiat) come la trazione anteriore. Il direttore dei progettisti della casa italiana, Dante Giacosa, optò dunque per una soluzione analoga a quella che Ferdinand Porsche scelse per il Maggiolino (e per le Auto Union da corsa negli anni ‘30): motore e trazione posteriori, tutto dietro. Coda molto spiovente e angoli arrotondati, sempre per risparmiare metallo. La Fiat 600 dunque assunse ben presto la forma definitiva che tutti conosciamo.
Completamente nuovo il motore, un quattro cilindri raffreddato ad acqua, cubatura 633 cc, potenza di ben 21,5 cavalli per 590 Kg di peso in ordine di marcia della vettura (la Topolino ne erogava 13 per 535 Kg). Velocità massima di 95 Km/h. L’auto era lunga solo 3.215 mm ma ci viaggiavano discretamente appunto quattro persone. Prezzo: 590.000 lire, meno della Topolino. Ancora un po’ troppo per gli operai con livello retributivo più basso, però ci si avvicinava parecchio. Il successo arrivò subito e trasformò l’Italia. Due anni dopo la Nuova 500 completò l’opera. La 600 venne prodotta dal 1955 al 1969 in 2.695.197 unità. Altrettante ne vennero prodotte in varie nazioni estere, dalla Spagna con la Seat alla Jugoslavia con la Zastava, perfino in Argentina dalla Someca (dove fu prodotta addirittura fino al 1982). Nel 1964 uscì la sostituta della 600, la Fiat 850 che ne ereditava completamente la meccanica ma aggiungeva un design più moderno, maggiore comfort e dotazioni più complete.
Le altre 600: Multipla, Abarth e carrozzate speciali
Nello stesso momento in cui la berlina fu approvata dalla direzione aziendale, si procedette allo sviluppo di una versione familiare promiscua, da utilizzare anche come piccolo veicolo commerciale. Quella vettura curiosa nota come Fiat 600 Multipla, in uno spazio esterno striminzito permetteva di trasportare sei persone o due e parecchi bagagli o un’ampia quantità di merci. La Multipla inaugurò con decenni di anticipo la carrozzeria monovolume. Fu il mezzo preferito dai tassisti e ottenne un buon successo anche per le piccole consegne urbane. Lo dimostra una produzione di oltre 240mila esemplari venduti fino al 1967.
Ma la Fiat 600 costituì anche una palestra per lo sport motoristico. Infatti i suoi bassi costi ne permettevano la preparazione e l’elaborazione per le corse ad un vasto numero di aspiranti piloti e piccole scuderie. Fu soprattutto la Abarth a creare kit di elaborazione specifici per la 600, per poi produrre in proprio apposite versioni della vettura col marchio dello Scorpione. La Fiat 750 Derivazione Abarth, l’Abarth 850 TC e l’Abarth 1000 TC furono gli esempi più noti. Infine la piccoletta torinese recitò anche un ruolo di modella per i migliori carrozzieri italiani, i quali ne crearono versioni molto particolari, alcune di straordinaria bellezza: Pininfarina, Vignale, Ghia e Boano le più conosciute. L’ulteriore testimonianza di una delle auto più riuscite nella storia italiana.