E siamo a 40 anni della Fiat Panda. Non l’auto italiana più venduta della storia, però una delle più longeve e radicate nel costume nazionale. La Fiat Panda compie 40 anni, il suo battesimo ufficiale si tenne il 29 febbraio 1980 a Roma davanti al presidente della Repubblica Sandro Pertini. E oggi, dopo tre generazioni di cui una lunghissima, è sempre viva e vegeta, pervasiva nelle nostre strade, da diversi anni il modello più venduto in assoluto nel nostro Paese. Per quale motivo? Perché rispetta le regole fondamentali della produzione automobilistica: costa poco, offre quello che la gente chiede senza inutili orpelli, è affidabile e ha anche un aspetto gradevole. Chapeau.
I 40 anni della Fiat Panda – Le origini, Giugiaro
La genesi della Fiat Panda risale al 1976. In quel periodo infatti vennero poste le basi per creare la sostituta della 126, un modello che non riuscì nell’obiettivo di replicare il successo dell’auto che sostituiva, la mitica 500. In un periodo in cui l’azienda torinese si trovava in gravissime difficoltà finanziarie e nel pieno di una situazione sociale nel Paese a dir poco critica, dati i problemi economici innescati dalla crisi petrolifera e pesantemente aggravati dalla violenza terroristica, tornare sul mercato con un prodotto valido destinato ad un pubblico molto vasto diventava imperativo.
L’iniziativa di avviare il processo industriale che avrebbe portato alla futura Panda fu presa da Carlo De Benedetti in quei pochi mesi in cui guidò la Fiat in triumvirato con gli Agnelli. A Torino non avevano certo bisogno di lezioni per sapere come si costruisce un’auto economica di successo; restava però il nodo del design, un fattore strategico fondamentale: una vettura con poco appeal estetico, soprattutto se destinata ad un pubblico che conosce il valore della bellezza, si dirige rapidamente verso il precipizio, probabilmente uno dei motivi per cui la 126 non sfondò in Italia.
Allora serviva un designer non solo di assoluto valore, ma anche capace di anticipare le esigenze di una clientela la più vasta possibile. Chi meglio di Giorgetto Giugiaro, allora, il quale pochi anni prima aveva firmato due auto come la Volkswagen Golf e l’Alfa Romeo Alfasud che stavano divorando il mercato nei rispettivi segmenti?
I vincoli progettuali erano stringenti, quasi soffocanti, riassunti in questo dogma: tenere il costo di produzione il più basso possibile. Non una novità. Lo stesso Giugiaro ha più volte ricordato che: “La linea italiana, imitata da tutti, è fatta di poco, perché non avevamo mezzi. E’ l’essenzialità che poi ritorna anche quando sei ricco; cioè trovare quel qualcosa che toglie il superfluo. Così è la Panda”. Infatti la Italdesign ha creato un veicolo minimale, però pratico e spazioso.
In soli 338 centimetri di lunghezza si viaggiava relativamente comodi in quattro, ciò che serviva per gli spostamenti quotidiani in città. E restava ancora un bagagliaio sufficiente a trasportare, a divanetto posteriore abbattuto, addirittura due damigiane di vino da 50 litri. La forma “a scatola” della vettura manteneva una sua simpatia naturale col vantaggio di non sacrificare la testa dei passeggeri. Gli interni erano spartani ma curati. La Panda offriva il giusto con stile. Le richieste furono così numerose da far saltare tutti i piani di produzione, le liste di attesa inizialmente raggiunsero quasi un anno.
I motori della Fiat Panda
Le auto di allora erano molto leggere, non esistevano i criteri e i sistemi di sicurezza odierni. I circa 700 Kg della versione base erano adeguati alla potenza del venerando motore da 652 cc e 30 cavalli che risaliva all’epoca della Fiat 600. Ad esso si accompagnava il prestazionale 900 della 127 da 45 cavalli che la rendeva una vettura decisamente scattante. La trazione era ovviamente anteriore. Nella seconda serie, uscita nel 1986 (esteriormente quasi immutata), i nuovi motori Fire rimpiazzarono i vecchi: ora erano disponibili tagli da 750 e 1.000, per rispettive potenze di 34 e 45 cavalli. Arrivò anche una motorizzazione diesel (aspirata), il 1.3 della Uno limitato a 37 cavalli.
La Panda 4×4, il fuoristrada per tutti
La versione che meglio rappresenta dei 40 anni della Fiat Panda la straordinaria versatilità di questo modello è la Panda 4×4. Ancora oggi circola un numero impressionante di esemplari della prima serie a trazione integrale (analogamente a quelle “ordinarie”, del resto); chi ce l’ha non ne vuole sapere di acquistare un modello nuovo e se la tiene stretta; quei pochi che la vendono chiedono cifre paurose.
Quindi quattro ruote motrici (il gruppo della trazione integrale fu sviluppato e prodotto dagli austriaci della Steyr), motore inizialmente da 965 cc per 48 cavalli, quello dell’Autobianchi A112; la Panda 4×4 pesava circa 740 Kg e, quando uscì nel 1983, fu praticamente il fuoristrada più piccolo del mondo.
La scocca rinforzata, l’assetto rialzato e la prima marcia con rapporto ridotto le permettevano di andare letteralmente dappertutto. Spendendo una frazione di quanto serviva invece per i grossi fuoristrada tradizionali, i quali non riuscivano invece a passare dove la piccola Pandina poteva intrufolarsi. Successivamente le motorizzazioni arrivarono anche al 1.100 ad iniezione elettronica da 54 cavalli.
Le altre Panda
In 40 anni della Fiat Panda le versioni e gli allestimenti si sono moltiplicati quasi esponenzialmente, alcune anche molto curiose, ad esempio la “Italia 90”, prodotta per i mondiali di calcio, aveva i copricerchi con impresso un pallone. Non mancarono gli esperimenti tecnologici: ricordiamo la Panda Elettra, uscita nel 1990. Il motore elettrico da 9,2 kW (12,5 cavalli) era alimentato da batterie al piombo, l’autonomia raggiungeva 100 Km, velocità massima 70 Km/h. E costava oltre 25 milioni di lire, il doppio delle versioni normali. Un esperimento, appunto. Per qualche anno venne offerta anche una versione a cambio automatico Cvt, la Panda Selecta, mai entrata nel cuore della gente.
Le generazioni successive della Fiat Panda
La Panda macinò vendite e restò sul mercato essenzialmente immutata per 24 anni. Ma i tempi ovviamente erano cambiati. Nel 2003 non si poteva continuare a proporre un modello concepito negli anni Settanta (ma i tanti che la usano ancora oggi avrebbero qualcosa da ridire). Così quell’anno venne pensionata, dopo la bellezza di oltre 4,5 milioni di esemplari venduti e prodotti in diverse fabbriche italiane della Fiat (Mirafiori, Termini Imerese, Desio e Milano-Lambrate).
Largo alla seconda generazione, completamente diversa e aggiornata alle esigenze del momento. E fabbricata in Polonia, a Tichy, al posto della veneranda 126 che in quella nazione fu estremamente popolare. La nuova Panda era leggermente più lunga (354 cm), più spaziosa, più massiccia, circa un quintale in più.
Poiché non aveva nulla in comune con la vecchia, la Fiat inizialmente voleva darle un nome diverso: infatti al salone di Ginevra del 2003 venne presentata come Fiat Gingo. Da una parte la Renault minacciò cause legali per l’assonanza con la loro Twingo; dall’altra, le reazioni a quel nome non furono positive. Così la dirigenza decise, per fortuna, di far proseguire un nome che vantava due decenni di successi.
Moderna in tutto, molto accessoriata, solo a cinque porte, non aveva niente di meno delle concorrenti. Il design questa volta fu affidato alla Bertone. Per massimizzare lo spazio per i passeggeri fu però sacrificato il bagagliaio, molto striminzito.
Ciò non impedì alla Panda del XXI secolo d’incamerare vendite a profusione. I motori Fire variavano da 1.1 a 1.4 litri, potenze da 54 a 69 cavalli, alimentati a benzina, Gpl o metano, oltre al turbodiesel common rail Multijet 1.3 da 75 cavalli. Innumerevoli versioni anche qui, compresa la 4×4, oltre ad una serie sportiva limitata, la Panda 100 HP. La produzione terminò nel 2012 dopo altri due milioni di esemplari.
Largo alla Panda attuale, tornata ad essere fabbricata in Italia, a Pomigliano d’Arco. Tutta moderna, disegnata dal Centro stile Fiat diretto da Roberto Giolito. Dobbiamo descriverla? La vediamo tutti i giorni sulle strade, ovunque. Inattaccabile nella sua posizione di auto più venduta in Italia. E oggi è diventata anche ibrida, un mild hybrid per adeguarsi alle attuali e stringenti normative sulle emissioni. 40 anni della Fiat Panda. Panda per sempre.