Si fa presto a dire auto di lusso. Ma poi bisogna costruirle. La Bentley lo fa, bene, da oltre un secolo. Esattamente da quel 10 luglio 1919, quando un giovane ingegnere inglese, Walter Owen Bentley, fondò a Londra l’azienda automobilistica che portava il suo nome. Una storia lunga e a tratti travagliata, sempre accompagnata però da quel fascino che contraddistingue i prodotti di alta classe. Concepiti per pochi privilegiati, certo, però testimoni di un livello di eccellenza che a tratti sfiora nell’arte.
Le origini della Bentley
Walter Owen Bentley nacque ad Hampstead, sobborgo di Londra, il 16 settembre 1888. Affascinato dalla meccanica, nel 1905 cominciò a lavorare nel settore ferroviario, come fuochista sulla linea Londra-Leeds, mentre proseguiva gli studi d’ingegneria.
I treni erano il suo sogno da bambino ma presto venne conquistato dall’automobile. Si laureò nel 1911 e nell’anno successivo fondò insieme al fratello Horace Millner un’azienda per importare le auto francesi della DFP. Poiché già allora le corse costituivano un importante strumento pubblicitario, Walter Owen cominciò ad elaborare i motori delle auto che importava.
Durante la prima guerra mondiale egli venne impiegato nell’aviazione della Marina militare britannica, dove collaborò e apportò un contributo decisivo alla realizzazione del primo motore aeronautico in alluminio, il Rolls-Royce Eagle.
Ciò regalò a Bentley una notevole popolarità nell’ambiente, al punto che venne ingaggiato per la progettazione di altri motori simili per equipaggiare i caccia inglesi. Tale successo gli valse anche la nomina ad MBE, cavaliere. A tutti gli effetti, Walter Owen Bentley viene considerato l’inventore del motore in alluminio.
Dopo la guerra egli decise che era giunto il momento di tentare l’avventura automobilistica. Fondò quindi il 10 luglio 1919, sempre insieme al fratello Horace Millner, la Bentley Motors Limited; la prima fabbrica venne impiantata a Mews Street. La prima auto prodotta fu la Bentley 3 Litre, motore (in alluminio) a quattro cilindri e carrozzeria leggera a due posti. Immediatamente la Bentley si rese nota per l’affidabilità delle sue vetture e i profitti permisero la costruzione di una nuova fabbrica a Cricklewood.
Le corse. I trionfi a Le Mans
Nel 1922 W.O. decise di aprire un reparto corse e partecipò, senza particolare successo, alla 500 miglia di Indianapolis. Ma si trattava solo di un allenamento. Perché nel 1923 arrivò un quarto posto alla 24 ore di Le Mans, competizione recente ma già importante. E nel 1924 ci fu il primo grande successo, proprio a Le Mans su una 3 Litre pilotata da Woolf Barnato, ereditiero di un impero minerario in Sudafrica. Curiosamente, Walter Owen all’inizio riteneva che correre a Le Mans fosse una follia, spiegando che “Le auto non sono progettate per reggere una tale sollecitazione per 24 ore”.
I successi sportivi fecero guadagnare una notevole popolarità alla Bentley. Ma le corse costano tanto, in tutte le epoche, e la produzione in serie non ha dimensioni sufficienti ad alimentare tale impegno. Nel 1925 a Le Mans andò male e l’azienda si trovò in una seria crisi finanziaria.
La sopravvivenza venne garantita da Barnato padre (Barney), il quale scucì sull’unghia ben centomila sterline e assunse il controllo dell’azienda. Quindi Walter Owen, il fondatore, divenne un semplice ancorché importante dipendente. Poteva quindi concentrarsi sulla progettazione. Nel 1926 arrivò un nuovo motore (ovviamente in alluminio), sempre a quattro clindri da 4.4 litri, appunto per la 41/2 Litre.
Era un fulmine, 110 cavalli la versione stradale e 130 quella da corsa, che si guadagnò il titolo di auto più veloce del mondo toccando i 160 Km/h. Questa vettura vinse sulla Sarthe nel 1927 e 1928, sempre pilotata da Woolf Barnato (era il figlio del padrone, dopotuttto) insieme a Bernard Rubin.
Nel 1929 Woolf forzò W.O. a sovralimentare la 41/2 Litre con un compressore: era nata la famosa Birkin Blower. La quale tuttavia non vinse a Le Mans, però si piazzo seconda, terza e quarta. La Bentley comunque si assicurò il successo quell’anno con la Speed Six. Montava un sei cilindri 6.5 altrettanto potente ma più parco nei consumi, fattore decisivo a Le Mans perché significava compiere meno soste per il rifornimento.
Fu montato sulla stradale Bentley 61/2 Litre (potenza di 147 cavalli), mentre sulla Speed Six aveva 180 cavalli. Nel 1930 arrivò la quarta vittoria consecutiva della Bentley a Le Mans, quinta totale, sempre con la Speed Six. A questo punto la casa si ritirò dalle competizioni, ufficialmente perché era stata acquisita tutta l’esperienza necessaria per costruire auto veloci e affidabili.
Depressione e crisi. Arriva la Rolls-Royce
La realtà era invece ben diversa: non c’era più denaro. Gli effetti del crollo di Wall Street del 1929 avevano colpito anche l’economia europea ed era cominciata la famigerata Depressione degli anni Trenta. Il mercato delle auto di lusso si contrasse notevolmente, mentre le corse continuavano a divorare enormi quantità di risorse. Paradossalmente, il capolavoro progettuale di W.O. arrivò nel momento peggiore.
La 8 Litre montava sempre il poderoso sei cilindri aumentato di cilindrata. Il grande progettista dichiarò che la 8 Litre avrebbe superato le 100 miglia orarie (161 Km/h) indipendentemente dal tipo di carrozzeria. Lusso estremo e notevole perfezione tecnica, venne prodotta tuttavia in soli 100 esemplari.
Perché, quando nel 1931 i creditori bussarono alla porta della Bentley, non rispose nessuno, nemmeno Barnato. L’azienda entrò in liquidazione e venne acquisita dal suo principale concorrente, la Rolls-Royce. Chiusa la fabbrica di Cricklewood, la produzione delle Bentley fu sospesa per due anni e poi trasferita negli impianti della Rolls a Derby. Un’epoca si era chiusa per sempre. W.O. fu brutalmente isolato dai nuovi padroni. Allora nel 1935, alla scadenza del suo contratto, si dimise e, accompagnato dal personale della defunta squadra corse, andò a lavorare alla Lagonda. Walter Owen Bentley morì ad 83 anni il 13 agosto 1971.
La Rolls-Royce non valorizzò la Bentley, essenzialmente la comprò per togliere di mezzo un concorrente pericoloso. Ma non fece scomparire il marchio. Tuttavia per diversi decenni le Bentley non furono altro che delle Rolls meno sofisticate e meno costose. Sempre extralusso, ovviamente, però prive di qualsiasi elemento all’avanguardia, riservato alle Rolls. L’anima della Bentley era stata a tutti gli effetti soppressa.
Del periodo Rolls-Royce ricordiamo la Bentley Continental, la cui prima serie uscì nel 1952 dalla fabbrica di Crewe, dove la Rolls aveva trasferito nel 1946 la produzione automobilistica per lasciare spazio all’attività nell’aviazione. La Continental nacque come coupé ma non sportiva, diventò tuttavia un modello stabile nella gamma del marchio. Altro modello importante fu la Mulsanne, un omaggio a Le Mans (dall’omonima curva del tracciato francese). La prima serie uscì nel 1980, una berlinona che più britannica non si poteva.
La Volkswagen, nuova vita
La Bentley seguì le vicissitudini della padrona Rolls-Royce, a sua volta caduta in pesanti problemi finanziari al punto da essere privatizzata e smembrata. Il nuovo padrone si chiamava Vickers, dal 1980. Le vendite del marchio Bentley risalirono timidamente, ma senza sussulti. Solo nel 1998 la situazione cambiò in modo decisivo. Perché il Gruppo Volkswagen acquisì parte della Rolls-Royce. Dopo alcuni anni di complessa comproprietà con la BMW, nel 2003 la Rolls finì in Baviera e la Volkswagen si tenne la Bentley con la fabbrica di Crewe.
Volkswagen comprò la Bentley per rilanciarla e ci si mise d’impegno. Subito nel 2003 riportò il marchio a Le Mans con la Speed 8, prototipo che vinse la competizione assoluta, ben 73 anni dopo l’ultimo successo.
Nuove piattaforme, nuovi telai e la potenza industriale e finanziaria della VW permisero una vera e propria rinascita della Bentley. Innescata soprattutto dalla Continental GT, uscita nel 2006. Una vera e propria gran turismo, qualcosa che negli anni della Rolls sarebbe stato impensabile. Nel 2007 è arrivata la berlina Flying Spur, nel 2010 la nuova Mulsanne. Siamo rapidamente ad oggi.
Nonostante qualche fatica dato il cambio tecnologico epocale a cui l’automobile è sottoposta oggi, la Bentley sta affrontando le nuove sfide e si tiene al passo con i gusti del pubblico. Che segue le mode anche (o soprattutto) quando è molto facoltoso. Ecco allora il SUV, la Bentley Bentayga. Cento anni dopo l’inizio dell’avventura di W.O., tutte le strade sono aperte. (visita il sito ufficiale)