In un giorno ormai lontano di 45 anni fa, il 29 marzo 1974, la prima Volkswagen Golf usciva dalla fabbrica di Wolfsburg. Sembra passata un’era geologica, tanto diverso era il mondo.
La casa tedesca giocava tutto il suo futuro su un modello che si staccava nettamente, sotto tutti i punti di vista, dal leggendario Maggiolino intorno al quale l’azienda nata dalle rovine della guerra era cresciuta fino a diventare un colosso planetario. Un compito da far tremare i polsi. Ma la nervosa e squadrata utilitaria nasceva con le spalle forti. Infatti dopo due anni aveva già superato il milione di unità vendute e la crescita non si fermò mai. Impiegò 28 anni per eguagliare i 21,5 milioni del gigante che l’aveva preceduta. Per tanti anni è stata ed è ancora l’auto più venduta d’Europa, oltre ad occupare stabilmente le prime posizioni anche nella classifica mondiale. Oggi, alla soglia dell’ottava generazione, la Golf sta per raggiungere i 35 milioni, una delle auto più vendute di tutti i tempi. E la storia continua.
I 45 anni della Volkswagen Golf
“Dobbiamo progettare un nuovo modello che rimpiazzi il Maggiolino e ne ripeta il successo. Deve essere al passo coi tempi e piacere alla gente. Meccanica moderna, trazione e motore anteriori, raffreddamento ad acqua, medie dimensioni. A chi lo facciamo disegnare?“. Questa potrebbe essere una sintesi molto verosimile, benché semplicistica, di uno dei dilemmi che si annidavano nelle teste dei maggiori dirigenti della Volkswagen alla fine degli anni ’60, quando la necessità di trovare un modello all’altezza del Maggiolino diventava sempre più pressante, dopo una decina d’anni di tentativi infruttuosi. Poiché il vero biglietto da visita di un’automobile (ma forse di qualsiasi oggetto) è il suo design, prima ancora del prezzo e delle caratteristiche tecniche o funzionali, diventava imperativo scegliere lo stilista giusto.
Perché non si trattava solo di creare un’auto bella da vedere; doveva essere moderna, rompere con la tradizione, abbastanza grintosa da piacere ai giovani ma anche sufficientemente rassicurante da incontrare il favore delle famiglie. Ci voleva un designer a cui piaceva osare ma anche dotato di senso pratico. La scelta cadde su Giorgetto Giugiaro e la sua Italdesign. Come arrivarono i vertici Volkswagen a questa decisione? Lo ha raccontato qualche anno fa lo stesso designer piemontese, in un’intervista che è ancora possibile vedere sul canale YouTube della Italdesign: “I maggiori dirigenti visitarono il salone di Torino del 1969 e selezionarono sei auto che li colpirono dal punto di vista dell’emozione. Venni a sapere che quattro di quelle sei le avevo disegnate io. Ecco perché sono venuti da me“.
La Volkswagen Golf di Giugiaro
La Volkswagen incaricò Giugiaro di disegnare un’intera famiglia di modelli. La prima fu la più grande Passat, che sarebbe uscita nel 1973. In rapida successione, pochi mesi, arrivarono la Scirocco e quindi la Golf. In quel momento, siamo sempre nel 1969 inoltrato, l’auto medio-piccola più avanzata in Europa era la nuova Fiat 128, da poco uscita. Vettura di cui a Wolfsburg avevano il massimo rispetto. Ricorda ancora Giugiaro: “In una delle prime riunioni sulla Golf, mi trovai in una grande stanza con gli ingegneri della Volkswagen e alle pareti vedevo appese tutte le parti della Fiat 128, smontata pezzo per pezzo. Quando feci notare che le dimensioni della Golf erano più piccole, loro mi dissero che non sarebbero riusciti in quel momento a costruire un prodotto con un tale contenuto. Da italiano, ciò mi rese parecchio orgoglioso“.
Quindi non si poteva imitare la 128, serviva appunto qualcosa di molto diverso. La strada era stata tracciata dalla Passat: carrozzeria a due volumi e due o tre porte, coda tronca, cofano lungo e spiovente, fari rotondi. La Golf in essere comportò la totale ristrutturazione della fabbrica di Wolfsburg e anche l’applicazione dei nuovi metodi di assemblaggio, infinitamente più economici e rapidi del vetusto Maggiolino del 1948. Si arrivò dunque al cruciale momento del 1974: il 29 marzo il primo esemplare uscì dalla linea di montaggio, a maggio ci fu la presentazione ufficiale, l’8 luglio la prima vettura venne spedita al concessionario.
La Golf I (come venne successivamente catalogata) era decisamente compatta, secondo gli standard di oggi: lunghezza 371 cm, una decina più dell’odierna up! che è una citycar; larghezza 161 cm, altezza 140 cm. Il passo di ben 240 cm offriva un notevole spazio per i passeggeri. La vettura pesava solo 790 Kg, per cui il motore 1.1 da 50 cavalli che la equipaggiava le permetteva di essere relativamente scattante. Il successo fu immediato, tanto che dopo soli due anni la Golf aveva già superato un milione di esemplari venduti.
La straordinaria Golf GTI
Quell’anno arrivò anche la versione sportiva, un’icona nell’icona: la Volkswagen Golf GTI. Originariamente prodotta in soli 5.000 esemplari per omologarla alle competizioni FIA Gruppo 1, montava un grintoso motore 1.6 ad iniezione elettronica derivato dall’Audi 80. La potenza di 110 cavalli, su un corpo vettura così compatto, la rendeva un fulmine. L’assetto ribassato, i freni a disco ventilati e l’adozione delle barre antirollio ne agevolavano il controllo (“In autostrada sulla Torino-Savona stavo dietro alle Porsche; sul bagnato riuscivo anche a superarle“, ricorda Giugiaro). La Golf GTI fu la capostipite delle “hot Hatch”, le compatte supersportive; prima di lei solo Autobianchi A112 Abarth e Simca 1100 Ti avevano avuto una simile impostazione, ma la loro potenza era di gran lunga inferiore.
Ma si era nel pieno della crisi petrolifera, ci voleva anche qualcosa che consumasse meno; ecco quindi, sempre nel 1976, l’uscita della Golf D, motore diesel aspirato 1.5 da 50 cavalli e 6,5 litri di gasolio per 100 Km. Nel 1979 la gamma della Golf si completò con la Cabriolet; anche lei conquistò rapidamente le classifiche di vendita. Nel 1982 arrivò il motore turbodiesel sulla Golf GTD.
Sette generazioni di successi
Nel 1983 era già tempo di aggiornare il progetto. La Golf II non si discostava troppo dall’originale di Giugiaro, ne rendeva il look più al passo con i gusti contemporanei; lo spazio veniva sfruttato ancora meglio, i motori seguivano l’evoluzione del periodo, diventando sempre più potenti e affidabili. Nell’arco di tre anni la Golf introdusse nel proprio segmento delle tecnologie finora riservati a classi costose, come il catalizzatore, l’ABS, il servosterzo e la trazione integrale. La GTI si dotò di un 1.8 a 16 valvole da 139 cavalli che la faceva volare a 220 Km/h.
La Golf III arrivò nel 1991 e mostrava importanti evoluzioni nel campo della sicurezza, come gli airbag frontali e la carrozzeria ad alto assorbimento d’energia da impatto. Il design invece cominciava a staccarsi nettamente da quello originale; le forme diventavano più arrotondate, i fari prendevano una forma poligonale ad angoli arrotondati. Nel 1993 la Golf sfoggiò il primo motore diesel ad iniezione diretta, l’ormai mitico TDI. Nello stesso anno esordì anche la versione station wagon, cioè la Golf Variant.
Nel 1998 era già il momento della Golf IV. I sistemi ESC e ESP controllavano elettronicamente la stabilità della vettura e ne impedivano il pattinamento in accelerazione. Venne introdotta la trazione integrale 4Motion con frizione Haldex. Nel 2002 esordiva il motore FSI ad iniezione diretta di benzina; ma soprattutto irrompeva sul mercato la Golf R32, una vera e propria bomba: motore a sei cilindri 3.2 da 241 cavalli, trazione integrale e il nuovissimo cambio automatico a doppia frizione DSG.
Nel 2003 esce la Golf V. La carrozzeria saldata col laser permette un’elevata rigidità torsionale, a tutto vantaggio di sicurezza e prestazioni; di serie si contano ben sei airbag che possono anche diventare otto. La Golf TSI nel 2006 fa esordire la doppia sovralimentazione, turbocompressore abbinato al compressore meccanico.
Siamo al 2008. Esce la Golf VI disegnata da un altro grande italiano, Walter de’ Silva, il quale firmerà anche la generazione successiva, quella attualmente in vendita. La tecnologia è estremamente sofisticata, la sicurezza di livello primario. I motori diesel TDI passano al sistema common rail, l’assistenza alla guida diventa più sofisticata con la regolazione automatica degli abbaglianti e il parcheggio automatico.
Nel 2012, oggi, la Golf VII chiude il cerchio. Esordisce la versione ibrida GTE, oltre all’elettrica e-Golf. Nel 2016 il leggero facelift con i fari a LED, la GTI raggiunge 230 cavalli (247 col pacchetto optional), mentre il top è raggiunto dalla Golf R, bolide a trazione integrale da 300 cavalli. Non ci resta che attendere qualche mese per il nuovo capitolo, la Golf VIII. (sito ufficiale)