Uno dei poeti più importanti della storia italiana. Questo è stato Giosuè Carducci, morto il 16 febbraio 1907 (nato il 27 luglio 1835) a Bologna e Premio Nobel per la Letteratura soltanto un anno prima di scomparire, primo italiano a riuscirci. Oltre che eccelso poeta, Carducci è stato anche scrittore e senatore del Regno d’Italia. Per il centenario della sua morte, è stato emesso un francobollo a lui dedicato.
Giosuè Carducci
Tra i poeti maggiormente studiati nelle scuole italiane, della sua produzione non possiamo non ricordare Davanti a San Guido del 1878, Alla stazione in una mattina d’autunno del 1877, Pianto Antico del 1873, Alle fonti del Clitumno del 1876.
Le 7 frasi più belle
Ecco alcune delle frasi più celebri di Giosuè Carducci:
- Colui che potendo esprimere un concetto in dieci parole, ne usa dodici, io lo ritengo capace delle peggiori azioni.
- Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna, e il colle di sopra bianco di neve ride.
- Uno scribacchino fanfarone di poca letteratura e di troppi aggettivi.
- È pure un vil facchinaggio quello di dovere o volere andare d’accordo coi molti.
- Che m’importa di preti e di tiranni? Ei son più vecchi de’ lor vecchi dèi, lo maledissi al papa or sono dieci anni. Oggi co’l papa mi concilierei… Aprite il Vaticano. Lo piglio a braccio. Quel di sé stesso antico prigionier. Vieni: a la libertà brindisi io faccio: Cittadino Mastai, bevi un bicchier!
- Al giudizio dei nemici vuolsi avere sempre la debita osservanza.
- Il poeta, o vulgo sciocco, un pitocco non è già… Il poeta è un grande artiere, che al mestiere fece i muscoli d’acciaio: Capo ha fier, collo robusto, nudo il busto, duro il braccio, e l’occhio gaio.
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