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Il mondo dell’Automotive: 8 punti per capire presente e futuro

Mondo dell'automotive
Dove sta andando il mondo dell'automotive? Abbiamo analizzato lo stato attuale delle cose creando una mappa composta da 8 punti fondamentali. Vediamoli insieme.

La tecnologia e la maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale stanno inevitabilmente influenzando anche il settore dell’automotive. I cambiamenti sono talmente veloci da aver comportato già importanti e fondamentali mutamenti al mondo delle quattro ruote, segnando, di fatto, una svolta epocale.

Il mondo dell’Automotive: presente e futuro

A quanto pare, però, la rivoluzione non è che all’inizio ed è per questo che risulta estremamente essenziale traccia un quadro della situazione e capire quali potrebbero essere gli scenari futuri dell’automotive. Abbiamo analizzato lo stato attuale delle cose creando una mappa composta da 8 punti fondamentali. Vediamoli insieme.

1. Il futuro e le Auto elettriche

È possibile conoscere, in parte, il futuro dell’automotive? Sembra proprio di sì, anche perché il settore è uno di quelli che è più in grado di ragionare in termini di futuri sviluppi e che sull’anticipo delle tendenze, delle tecnologie e delle necessità che si presenteranno, basa la sua stessa sopravvivenza.

La rivoluzione in chiave tecnologica, nel mondo automotive, va di pari passo con la maggiore attenzione che si dedica all’ambiente e alla sostenibilità. Sotto questo punto di vista, grandi sforzi si stanno compiendo nella progettazione e ottimizzazione delle auto elettriche, anche se, al momento, tali modelli di vetture non hanno ancora riscosso il successo sperato, sia in Italia sia nel resto d’Europa.

Diversi sono i motivi per cui le auto elettriche non hanno ancora fatto breccia nel cuore degli automobilisti: il mancato successo è in larga parte dovuto all’assenza di incentivi e di politiche a sostegno delle stesse ma mancano anche colonnine che permettano di ricaricare le vetture e che, soprattutto, quando presenti e funzionanti, lo siano capillarmente su tutto il territorio nazionale.

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Gli incentivi e il sostegno statale risulterebbero particolarmente importanti, dato che il costo delle auto elettriche, per un automobilista medio, potrebbe risultare anche troppo alto. Se distribuite in modo ottimale, le colonnine per la ricarica potrebbero far sì che le vetture elettriche diventino un’ottima alternativa tra i mezzi impiegati per la mobilità urbana, perché è proprio all’interno di quest’ultima che tale tipologia di auto potrebbe trovare la propria naturale collocazione.

Stimando che un’auto elettrica possa avere un’autonomia di 150/200 chilometri, infatti, all’interno di un contesto urbano, il mezzo potrebbe essere utilizzato per alcuni giorni senza necessità di ricaricare.

Per quanto riguarda più propriamente l’Italia poi, c’è da dire che al momento si stanno facendo grandi sforzi per far sì che le auto elettriche acquistino maggiore spazio. Il problema attuale, però, è rappresentato dal fatto che il numero di colonnine presenti e attive non sarebbe in grado di supportare il parco macchine circolante.

2. Risorse rinnovabili

L’auto elettrica può dunque rappresentare la soluzione giusta, in termini di sostenibilità ambientale e sfruttamento delle risorse energetiche? A detta di molti non proprio, in quanto le vetture elettriche porrebbero altri tipi di problemi.

Ad esempio l’utilizzo di minerali rari di cui ci si serve per costruire le batterie dei veicoli (litio e cobalto, nello specifico), che vengono estratti da miniere localizzate per lo più in aeree del mondo – America meridionale e Africa – dove è alto il pericolo che vengano sfruttati minori.

Senza contare che, in termini di tutela ambientale, le auto elettriche non fanno che spostare il problema dall’attuale pericolo rappresentato dagli scarichi delle vetture che si servono di carburante allo scarico delle centrali energetiche.

Insomma, pur puntando sulle risorse rinnovabili e sulle auto elettriche, il settore dell’automotive dovrà comunque cercare di ottimizzare al massimo la filiera produttiva, onde evitare che i nodi attualmente presenti non siano spostati altrove ma sciolti definitivamente.

3. Car Sharing

La soluzione migliore per affrontare le attuali e future sfide in termini di sostenibilità ambientale, al momento, sembra essere un’altra. In attesa che le vetture elettriche riescano a conquistarsi, eventualmente, fette di mercato importanti (si calcola che entro il 2040 esse rappresenteranno solo il 20% per cento dei veicoli circolanti), è soprattutto il car sharing ad essere un’alternativa già concreta e valida.

Condividere un mezzo, soprattutto nelle grandi città, significa ridurre il numero dei veicoli circolanti e questo porta ad una serie di indubbi vantaggi: risparmio di risorse energetiche, minor inquinamento atmosferico, maggior vantaggio economico per le persone, minor traffico.

La condivisione di un’automobile (car sharing, appunto) consente a più persone di utilizzare il medesimo mezzo per spostarsi, una soluzione che potrebbe apparire vantaggiosa anche per coloro che, per scelta personale o per scelte dettate da motivi economici, non vogliono o non possono avere una vettura di proprietà.

Se il futuro del car sharing è in forte ascesa, sembra che il suo successo sia dovuto proprio al fatto che le giovani generazioni – per scelta voluta o obbligata – tendano a desiderare meno un’automobile di proprietà. Un calo del desiderio su cui conta molto, soprattutto in Italia, il fatto che possedere una vettura comporta una serie di spese fisse e variabili da sostenere.

Al momento attuale, dunque, più delle auto elettriche, è il car sharing a rappresentare una svolta epocale e una rivoluzione totale nel settore dell’auomotive.

4. Guida autonoma

Un piccolo spazio, nel settore, se lo sta ritagliando anche la guida autonoma. In un ipotetico futuro, dunque, le vetture potrebbero non richiedere più la necessità che vengano guidate da persone. Difficile fare una previsione su quando tutto questo potrebbe accadere nella realtà, anche perché non si tratterebbe soltanto di costruire automobili a guida autonoma ma di rivoluzionare strade, percorsi e di far sì che le persone possano e vogliano affidarsi a tale tipologia di mezzi.

In pratica dovrebbe mutare l’intera infrastruttura di un Paese, che dovrebbe essere completamente ripensata, e forse soltanto tra 50 anni si potrà essere davvero pronti al grande salto verso la guida autonoma.

5. Noleggio a lungo termine e non solo

Oltre al car sharing, chi non vuole o non può acquistare un mezzo di proprietà, ha un’altra interessante opzione da sfruttare. Si tratta del noleggio a lungo termine, la cui fetta di mercato si sta ampliando notevolmente ed è probabilmente destinata ad espandersi sempre di più.

Il noleggio a lungo termine è una sorte di affitto della vettura, dietro pagamento di un canone mensile che può comprendere assicurazione, bollo, riparazioni… Prendiamo ad esempio i dati relativi ai primi sei mesi del 2017: i veicoli destinati al noleggio a lungo termine, nel nostro Paese, sono stati 144.000, con un aumento di 20.000 unità.

Nonostante queste forme alternative però, c’è da dire che il mercato delle auto di proprietà sembra aver avuto nuovo impulso. Nel 2017, infatti, le compravendite di automobili sono tornate ai livelli pre-crisi. Boom soprattutto nel mese di maggio, quando sono state immatricolate, complessivamente, oltre 200.000 mila auto (con una crescita dell’8% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente).

E chi acquista un’autovettura inizia ad utilizzare sempre di più il web per farlo. Si stima infatti che entro i prossimi 5 anni, il 18% delle compravendite delle automobili avverrà proprio online (dati Iab Internet Motors). Attualmente invece, il 79 % di chi acquista un’auto utilizza sia il metodo tradizionale (concessionarie, vendite tra privati…) sia internet.

6. Flotte aziendali e e-commerce

E se nel settore privato molte compravendite di autovetture avvengono in tutto o in parte online, anche il mondo delle auto aziendali potrebbe essere presto interessato maggiormente alla possibilità di rivolgersi al web. Una possibilità certamente da sfruttare sia per l’acquisto sia per il noleggio dei mezzi ma che richiederà innovazioni e miglioramenti. Quali? Ad esempio possedere un’organizzazione di backoffice che sia in grado di gestire il rapporto col cliente, a 360 gradi.

L’e-commerce, nella fase più propriamente commerciale, non dovrebbe ad esempio porre limiti alle necessità del cliente e dovrebbe poter intrattenere con lui un rapporto assai simile a quello che si instaura tra professionista e cliente in ambito offline. Da potenziare anche il customer care e da rivedere anche la figura del fleet manager (che si occupa dell’efficienza e della gestione della flotta aziendale), dato che i driver potranno partecipare attivamente a tutta la fase commerciale e di configurazione della propria vettura.

7. Automotive e tecnologia: previsioni

Arriviamo dunque a snocciolare alcuni dati e alcune previsioni su quello che sarà il futuro del settore dell’automotive, concentrandoci soprattutto sul suo legame con la tecnologia. Previsioni rosee vengono ipotizzate in particolare per la tecnologia per la connettività, il cui indotto, entro il 2021, dovrebbe valere circa 122,6 miliardi di euro (contro gli attuali 41 miliardi).

Tra le tecnologie per la connettività, particolare impulso avranno quelle che riguardano la sicurezza dei passeggeri e la sicurezza stradale (ad esempio frenata automatica, rilevazione preventiva degli ostacoli…), l’intrattenimento digitale a bordo e la guida autonoma di cui si è parlato qualche paragrafo prima ma anche i sistemi di gestione elettronica quali, fra gli altri, controllo vocale in remoto o identificazione del conducente.

8. Economia circolare: è il futuro del mondo automotive

Concludiamo questa panoramica sul futuro dell’automotive facendo notare come quest’ultimo sia sempre più propenso verso un’economia di tipo circolare, ossia un tipo di sistema economico in grado di rigenerarsi da solo, reintegrando e rivalorizzando i materiali già utilizzati.

E se si pensa che una vettura di proprietà resta inutilizzata per il 95% del tempo, che un mezzo car sharing è invece attivo per oltre il 40% del proprio tempo e che oltre il 60% dei materiali della catena di montaggio globale è impiegato nel settore della mobilità, si comprende quanto una svolta verso l’economia circolare possa essere importante per il mondo dell’automotive.

La casa automobilistica francese Renault è stata tra le prime ad aver studiato e realizzato uno stabilimento di rifabbricazione. A Choisy-le-Roi, nella periferia parigina, oltre 300 addetti lavorano per reintegrare componenti utilizzate, che poi vengono venduti come pezzi di sostituzione al 50/70% del loro prezzo originale e con un anno di garanzia, riuscendo a generare entrare per circa 250 milioni di euro all’anno.

Operazione simile viene compiuta anche da FiatChrysler Automobiles, che per alcuni veicoli bio-based utilizza materiali che possono essere facilmente riciclati e materiali rinnovati. Ma non solo, perché è riuscita a ridurre anche il consumo di acqua all’interno della filiera (fino ad arrivare a -27,5% dal 2010) e di scarti (-18,7%).

Lo stabilimento di Cassino poi, è tra i più avanzati al mondo: sin dal 2000 ha infatti raggiunto l’obiettivo “zero scarti”, ossia nessuno scarto o rifiuto industriale viene inviato in discarica. Ed inoltre, l’impianto utilizza energia elettrica 100% proveniente da fonti rinnovabili e il 100% delle emissioni prodotte sono compensate.

[Photo free by Pixabay]

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