Leggiamo questa cifra: 60 milioni. E poi quest’altra: 50 anni. Riassumono in una sintesi totale l’essenza di una delle più importanti eccellenze industriali italiane, vale a dire Italdesign Giugiaro. Sì, perché questa prestigiosa firma del design è nata mezzo secolo fa, fondata precisamente il 13 febbraio 1968 a Torino.
Italdesign Giugiaro
I 60 milioni si riferiscono invece al numero approssimato di veicoli che hanno riempito le strade di tutto il mondo, appartenenti a modelli disegnati da quest’azienda. Senza dimenticare treni, interni d’aerei, imbarcazioni, macchine fotografiche, telefoni e perfino un tipo di pasta. Proviamo dunque a tracciare una breve cronologia dell’Italdesign.
LE ORIGINI: L’ALFA ROMEO ALFASUD
I soci dell’azienda che all’atto di fondazione si chiama formalmente Sirp Spa (Studi industriali realizzazione prototipi), mentre Italdesign costituisce il marchio commerciale, sono Giorgetto Giugiaro, Aldo Mantovani, Luciano Bosio, Hideyuki Miyakawa e Luigi Boaretti.
Il motore creativo è naturalmente Giugiaro, mentre Mantovani, il suo più grande amico, sovrintende alla parte più tecnica della progettazione. Il geniale designer piemontese non ha ancora compiuto 30 anni (è nato il 7 agosto 1938 a Garessio, Cuneo) quando decide di tentare l’avventura in proprio. Non gli mancano di certo i requisiti, poiché ha già accumulato importanti esperienze in Fiat, Bertone e Ghia. Sua ad esempio, nel periodo Bertone, l’Alfa Romeo Giulia GT, insieme a molte altre.
Italdesign Giugiaro parte col botto perché la sua prima commessa è nientemeno che l’Alfa Romeo Alfasud: una responsabilità tremenda poiché quel modello avrebbe inaugurato la fabbrica IRI di Pomigliano d’Arco; incorpora quindi grandi aspettative industriali, socio-economiche e politiche.
Missione compiuta, poiché l’Alfasud cattura subito il favore del pubblico e sarà l’Alfa più venduta della storia, superando il milione di unità; anche per merito del look creato da Giugiaro. Da un punto di vista stilistico, va sottolineata la decisa scelta per la forma di carrozzeria a due volumi, ancora poco diffusa in questo periodo; sarebbe diventata dominante di lì a poco, proprio sulla scia dei successi ottenuti da Giugiaro.
L’ESPANSIONE: LA VOLKSWAGEN GOLF
La crescita dell’Italdesign Giugiaro è immediata e sostenuta. In cinque anni scarsi vengono creati modelli prestigiosi come Maserati Bora, Lotus Esprit e Alfetta GT, senza dimenticare la Volkswagen Passat.
Gli affari vanno molto bene, l’espansione aziendale raggiunge un nuovo livello nel 1974, quando viene costruita una nuova grande sede, lo stabilimento di Moncalieri dove la società ha ancora oggi il proprio quartier generale. In quell’anno arriva un’altra pietra miliare dell’automobilismo, un mostro sacro a livello europeo: la Volkswagen Golf.
Anche in questo caso la responsabilità è tremenda, poiché la casa tedesca deve assolutamente sostituire il quasi trentenne Maggiolino, trovandosi sul precipizio di un pericoloso vuoto di prodotto. Inoltre bisogna agire in fretta e in mezzo a molti vincoli progettuali, perché i costi vanno tenuti bassi.
Giugiaro punta tutto su compattezza e spigolosità, andando di gran carriera ancora sui due volumi. Il suo prototipo in realtà è più dolce, però in Volkswagen impongono delle modifiche a fari e cofano che rendono la Golf un po’ troppo nervosa.
Tuttavia il pubblico apprezza questa nuova vettura e la premia senza esitazioni: la prima serie verrà prodotta per nove anni e supererà i 6 milioni di unità, trampolino per diventare l’auto più venduta in Europa per molti anni. Contando le serie successive, la Golf ha abbondantemente superato i 30 milioni di vendite, eclissando perfino il Maggiolino.
LA CONSACRAZIONE: LANCIA DELTA, FIAT PANDA E FIAT UNO
Il successo della prima Golf è una vera e propria consacrazione della Italdesign Giugiaro tra i grandi nomi dell’industria automobilistica; allora arriva anche l’interesse da parte del gruppo Fiat che decide di affidare all’azienda di Moncalieri lo stile della Lancia Delta, nuova berlina media che dovrà nascere sul telaio della Fiat Ritmo.
Giorgetto parte dalla Golf e ne sviluppa i concetti adattandoli ad un modello un po’ più grande e soprattutto più elegante e rifinito. Egli qui introduce un altro elemento stilistico che successivamente verrà adottato da tutto il mondo: i paraurti verniciati in tinta col resto della carrozzeria. E’ il 1979, un altro bersaglio centrato, oltre mezzo milione di esemplari fino al 1993, certamente amplificato dai leggendari successi nei rally.
Ma contemporaneamente Giugiaro sta lavorando ad un’altra commessa della Fiat, ben più importante per volumi produttivi: la Panda. A metà anni Settanta diventa evidente che la 126 non potrà mai nemmeno avvicinare (Polonia a parte, dove invece sarà una bestseller) il successo della 500, poiché si tratta di un progetto nato già vecchio. Bisogna aggredire il mercato con qualcosa di totalmente nuovo.
Ma le direttive sono più stringenti del solito: l’auto deve costare pochissimo, sia al costruttore che al cliente, quindi per forza di cose dovrà essere spartana. Giugiaro dà il meglio di sè e tira fuori una scatoletta simpatica, robusta e spaziosa date le dimensioni; è talmente minimale da non avere nemmeno la plancia. Però è quello che il pubblico cerca.
Qui il centro è da primato olimpico: dal 1980, anno di uscita, la Fiat Panda prima serie verrà prodotta sostanzialmente immutata fino al 2003 in oltre 5 milioni di esemplari. Ne circolano ancora oggi in numero impressionante e chi ne ha una la tiene stretta.
Ormai quando il gioco si fa duro il costruttore chiama Giugiaro. La Fiat conferma il suo apprezzamento per Italdesign Giugiaro e ad inizio 1980 le commissiona l’erede della 127, cioè il modello più importante della casa per fatturato, l’essenza stessa del segmento B negli anni Settanta; tuttavia la concorrenza incalza e bisogna quindi accelerare lo sviluppo della sua sostituta.
In meno di un anno Giugiaro confeziona quindi la Uno. Da notare l’altezza maggiore rispetto alla norma e le portiere che si chiudono a filo dei montanti, senza più i gocciolatoi. Grande abitabilità, linea moderna, economicità: le chiavi del successo. La Fiat Uno prima serie venderà dal 1983 al 1989 oltre 3 milioni di unità. Replica dal successo ancora maggiore la Fiat Punto, nel 1993.
L’elenco delle auto importanti disegnate dalla Italdesign Giugiaro è troppo lungo per essere analizzato qui. Ricordiamo solo, pescando qua e là, Lancia Thema, Fiat Croma e la cugina Saab 9000, Seat Ibiza, poi in anni più recenti Alfa Romeo 159 e Maserati MC12.
OLTRE L’AUTOMOBILE
Italdesign non è solo auto. Giorgetto Giugiaro ama sempre nuove sfide. Così fin dagli anni ’70 intraprende progetti che spaziano in tanti differenti campi del design industriale, sfociati nella costituzione nel 1981 di una società autonoma, la Giugiaro Design, la cui sede è sempre a Moncalieri. Anche qui parliamo di centinaia di progetti.
Scegliendo nel mazzo, ricordiamo alcune macchine fotografiche Nikon (tra cui la RS del 1992, la prima subacquea professionale con autofocus), il telefono cordless Swatch Twinphone del 1989, addirittura un tipo particolare di pasta commissionata dalla Voiello nel 1983, le Marille, rigatoni speciali la cui forma trattiene meglio il sugo. Giugiaro dichiarò che questo progetto lo impegnò molto più di alcune delle auto più famose.
Sempre nel campo dei mezzi di trasporto va assolutamente ricordato il treno ETR 460, commissionato dalle FS e costruito da Fiat Ferroviaria (oggi Alstom), entrato in esercizio nel 1994. Si tratta della terza generazione del celebre Pendolino. Da non dimenticare nemmeno la progettazione di alcuni trattori Lamborghini nell’ultima metà degli anni Novanta.
Nel 2003 l’attività si è allargata al campo dell’architettura civile e industriale: interni di yacht e aerei, pianificazione urbanistica e paesaggistica.
ITALDESIGN OGGI
Per quanto importante e internazionalmente prestigiosa, l’Italdesign alla fine della scorsa decade era ancora un’azienda di nemmeno mille dipendenti, quindi molto piccola, troppo per sopravvivere con tranquillità in un mondo sempre più globalizzato. (sito ufficiale)
Allora nel maggio 2010 è arrivata la decisione di vendere quasi tutto il pacchetto azionario, il 90,1%, al gruppo Volkswagen, tramite Audi. Nel 2015 c’è stato l’abbandono definitivo da parte di Giorgetto Giugiaro e del figlio Fabrizio con la cessione delle rimanenti azioni all’Audi. Oggi l’attività prosegue in tutti i campi della progettazione, sempre a Moncalieri, sempre proiettata verso il futuro.
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