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Citroën Dyane: ecco la favola di un’auto storica

Citroen Dyane
Citroën Dyane: questa piccola vettura ha una storia particolare che merita di essere raccontata. Ecco cosa dovete sapere e tutte le curiosità.

La Citroën Dyane compie 50 anni. Questa piccola vettura ha una storia particolare. Merita rispetto perché per tutta la sua carriera ha dovuto misurarsi con un gigante che teoricamente avrebbe dovuto sostituire ma che in realtà era talmente saldo nell’immaginario popolare, francese e non, da resistere sul mercato ben oltre il termine preventivato dai manager. Parliamo naturalmente della Citroën 2CV, che continuò ad essere prodotta addirittura fino a 6 anni dopo il pensionamento della sua erede.

Citroën Dyane: la storia

La Citroën Dyane venne presentata alla stampa il 28 agosto 1967 a Parigi, nel famoso parco del Boi de Boulogne. Il pubblico l’avrebbe vista dal vivo solo nel mese seguente al salone dell’automobile della capitale francese. Ricordava la 2CV ma era più spaziosa, comoda e dal design decisamente più moderno. Soffermiamoci un attimo proprio sullo stile, perché anche questo elemento fa capire in mezzo a quali difficoltà la Dyane dovette nascere.

Tutto comincia nel 1964

La decisione di progettare la Dyane fu presa nel 1964. La sua missione sarebbe stata sostituire la 2CV e contemporaneamente non sostituirla. Facile, vero? In termini più comprensibili: la 2CV era datata, essendo nata nel 1948, le vendite erano calate soprattutto a causa dell’avvento della Renault 4, la sua nemesi perché ad essa strettamente “ispirata” (non uguale, però diciamo marcata a uomo come Claudio Gentile fece con Zico e Maradona ai mondiali del 1982), aggiungendo in più la forza d’urto industriale e commerciale della statale Régie che permise alla R4 di proporsi ad un prezzo sensibilmente più basso della 2CV, impossibile da contrastare per la Citroën.

Allora la Dyane avrebbe dovuto fare la guerra diretta alla Renault 4, mentre la 2CV avrebbe potuto “smarcarsi” conservando quella buona fascia di mercato di cui ancora disponeva, avviandosi più lentamente al pensionamento. Ecco perché diciamo che la Dyane doveva sostituirla e non sostituirla.

Contenere costi di sviluppo e produzione

Già questo era un compito molto difficile. In più era necessario contenere i costi di sviluppo e produzione. In quegli anni la casa del double chevron aveva le mani piene: infatti erano in cantiere il restyling della DS e i nuovi modelli GS, SM e Ami 8. Allora la direzione decise che la Dyane (la quale ancora non si chiamava così ma era etichettata col più prosaico codice di progetto AY) avrebbe dovuto condividere il maggior numero possibile di parti con la 2CV, a cominciare dall’architettura, e venire prodotta nelle stesse linee di assemblaggio.

La lista dei grattacapi non è finita qui. Il compito numero 1 era quello di creare l’aspetto della nuova vettura; doveva essere attuale, gradevole ma non allontanarsi dai vincoli strutturali della 2CV, soprattutto la larghezza. Impresa non facile, ci voleva un designer coi fiocchi. Qual’era il problema? La Citroën non aveva alle sue dipendenze il geniale Flaminio Bertoni, la matita magica che sfornò non solo la 2CV ma anche e soprattutto la già leggendaria DS? Purtroppo non più. Bertoni era morto da qualche mese e il reparto design si trovava ancora in piena transizione.

Quindi fu deciso di far disegnare la Dyane in essere dagli amici della Panhard, casa che stava per essere assorbita dalla Citroën. I primi disegni furono realizzati dal responsabile del design di Panhard, Louis Bionier.

Jacques Charreton e il centro stile

Il centro stile interno di Citroën apportò alcuni ritocchi per mano di Jacques Charreton. Gli interni invece furono progettati dal provvisorio responsabile del centro, Henri Dargent. Arriviamo a metà 1967, quando Citroën fece omologare il nuovo modello. Fu scelto il nome Dyane perché faceva parte di un pacchetto di denominazioni brevettate dalla Panhard (varianti di Dyna, uno dei suoi modelli) e già acquisite dalla Citroën. Secondo alcune opinioni, il nome sarebbe ispirato alla dea romana della caccia Diana, la versione latina della divinità greca Artemide. Ma Robert Opron, diventato direttore del design Citroën poco tempo dopo il varo del progetto AY, ha più volte smentito con decisione tale ipotesi.

Citroën Dyane: gli inizi furono duri

Siamo così giunti a quel 28 agosto 1967. La stampa vide per la prima volta la nuova Citroën Dyane. L’accoglienza fu tiepida a dire poco. Nemmeno gli inizi commerciali furono fortunati, le vendite stentavano a decollare, anzi si dubitava che lo avrebbero fatto mai. Il motore boxer bicilindrico da 425 cc non solleticava la fantasia con i suoi 21 cavalli. Le dotazioni di base furono giudicate troppo spartane per preferirla alla 2CV (o alla R4). E questo nonostante le soluzioni tecniche fossero comunque molto valide, essendo derivate in gran parte dall’illustre parente.

Ad esempio il carburatore sfruttava la ventola di raffreddamento per aumentare il volume d’aria immesso nei cilindri, quindi anche la potenza. Una specie di turbo in embrione. Per non parlare delle sospensioni: in curva la Dyane si coricava come una barca sul mare in tempesta, ma non staccava mai le ruote da terra.

Il colpo di genio degli italiani

Allora noi italiani, che in fatto di auto veloci non siamo mai stati secondi a nessuno, intervenimmo a salvare la situazione. Perché dalla filiale Citroën di Milano capirono subito che era tutta una questione di muscoli. Così nel 1968 “palestrarono” la Dyane, mettendo sotto il cofano il motore della Ami 6, ancora bicilindrico ma da 602 cc. La potenza salì a 28 cavalli (diventati 35 l’anno dopo), quanto bastava per portare la velocità massima da 99 a 120. Il modello “italiano” venne rinominato Dyane6, mentre l’originale diventò Dyane4.

La situazione migliorò notevolmente. Non è un caso che l’Italia sia stato uno dei migliori mercati per la Dyane (nonostante la tremenda concorrenza della dominante Fiat). Proprio in Italia fu venduto l’ultimo esemplare prodotto di questo modello, nel 1983, numero di telaio 83CB5394, colore beige. La produzione totale della Citroën Dyane totalizzò 1.443.583 unità.

Ancora l’Italia ha il merito di aver riportato allo splendore di un’auto nuova un esemplare ridotto ad un passo dalle presse del demolitore. Si tratta di una Dyane6 modello 1978, colore rosso geranio. Citroën Italia ha deciso di restaurarla. Dall’inizio di gennaio alla fine di luglio 2017 un complesso e certosino lavoro l’ha fatta tornare come quando uscì dalla fabbrica circa 40 anni fa.

L’esperto autore del restauro è Guido Wilhelm, il quale qualche anno fa ha compiuto un’opera simile con la 2CV Soleil. In stretta collaborazione col Centro documentazione storica Citroën, tutte le componenti sono tornate come nuove, dalla carrozzeria al motore, dalla trasmissione alle sospensioni e agli interni. Perfetta. Questa Dyane è ora entrata nel parco stampa di Citroën Italia. Proprio un ideale regalo per i 50 anni di questa simpatica vetturetta. (sito ufficiale)

[Photo by Citroen press]

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