La storia dell’automobile non sarebbe la stessa senza la Volvo. Compie 90 anni la casa svedese, fondata nel lontano 14 aprile 1927 da due uomini visionari, Assar Gabrielsson e Gustaf Larson. Perché visionari? Perché, in un’epoca in cui era già un successo se le auto montavano i freni anche alle ruote anteriori, quei due avevano in mente di costruire automobili sicure. Oggi diamo per scontata l’associazione Volvo = sicurezza, quasi come un riflesso condizionato. Ma niente nasce facilmente; meno ancora qualcosa di utile e importante.
Volvo: le origini
La stessa origine della Volvo come industria avrebbe dovuto tracciare una storia molto diversa. Il nome, innanzitutto. Deriva dal termine latino volvere, ruotare. Esiste un motivo preciso: quel marchio, registrato molto prima, nel 1915, apparteneva ad un’azienda svedese che fabbricava cuscinetti a sfera, chiamata SKF. L’idea iniziale era creare una società sussidiaria per esportare i cuscinetti nel mercato americano. Ma la prima guerra mondiale ci si mise di mezzo e il progetto venne abbandonato.
Passarono 22 anni, l’automobile era diventata un prodotto maturo, allora SKF decise di gettarsi nella mischia, quindi arriviamo al 14 aprile 1927, giorno in cui la prima automobile Volvo uscì dalla fabbrica di Göteborg. Gabrielsson era l’amministratore delegato e Larson il direttore tecnico. Che la sicurezza fosse impressa nel codice genetico della Volvo lo testimonia una dichiarazione dei due dirigenti, espressa proprio in quell’anno: “Le auto sono guidate dalle persone. Quindi il principio ispiratore dietro tutto ciò che facciamo alla Volvo è, e deve rimanere, la sicurezza”. E’ una chiarissima dichiarazione d’intenti, un proclama, un vero e proprio manifesto.
Primo modello
Il primo modello prodotto da questa casa fu la Volvo ÖV 4. Era soprannominata Jakob, poiché uno degli esemplari di pre-serie venne costruito il 25 luglio, giorno in cui il calendario svedese festeggiava quel nome. Era il suo onomastico, insomma. La prima ÖV 4 aveva carrozzeria cabriolet montata su telaio in legno (frassino e faggio), come si usava all’epoca.
Il motore a quattro cilindri 1.9 erogava la bellezza di 28 cavalli. Non bisogna sorridere: al di là di altre considerazioni tecniche, le benzine raffinate in quegli anni non consentivano un elevato numero di ottano; significa che avevano una bassa resistenza alla detonazione, il che impediva di adottare rapporti di compressione più spinti, quindi le potenze specifiche erano per forza di cose molto basse. Alla cabriolet seguì immediatamente la versione chiusa. Fin dall’inizio le Volvo si distinguevano per una robustezza e cura nelle finiture che le rendevano più adatte a sopportare il rigido clima svedese di quanto non facessero i modelli americani d’importazione.
Crescita aziendale
La crescita aziendale fu lenta ma costante. Nel 1931 vennero distribuiti i primi dividendi. Nel 1935 la SKF cedette le sue quote e la Volvo diventò indipendente. Il primo grande boom nazionale arrivò sul finire della seconda guerra mondiale. Nel 1944 infatti venne presentata la prima auto svedese di piccole dimensioni. Era la PV444; potremmo tranquillamente definirla il Maggiolino Volkswagen della Volvo, perché ne ebbe lo stesso impatto sulla popolazione.
Le piccole dimensioni sono relative: non pensiamo alla Fiat 500 Topolino, piuttosto alla 1100. La Volvo PV444 era infatti lunga 4.216 mm, un segmento B di oggi. Motore 1.4, 40 cavalli, due porte e quattro posti. Fu la prima Volvo a scocca portante. La produzione cominciò solo nel 1947 ma andò avanti fino al 1965. Conquistò il mercato in Svezia e, soprattutto, penetrò in modo sensibile anche nel ricco mercato degli Stati Uniti, rimasto da allora la principale fonte delle vendite di questa casa.
Nonostante la continua espansione commerciale, mai più interrotta, le dimensioni industriali e finanziarie della Volvo rimasero sempre di dimensioni piccole, troppo per sopravvivere da soli. Quindi fin dai primi anni Settanta furono fatti tentativi di fusione con altri marchi: prima con la Saab, poi una forte partecipazione del governo norvegese, poi una fusione con la Renault. Tutte operazioni sfumate per varie opposizioni. Nel frattempo la divisione veicoli commerciali, Volvo Trucks, stava diventando un grosso attore nel mercato mondiale degli autocarri. Negli anni ’80 inoltre la nascita di vari marchi di lusso giapponesi (Acura di Honda e Lexus di Toyota) specifici per il mercato americano sottrasse importanti quote alla casa svedese, che ne risentì fortemente dal punto di vista finanziario.
La cessione
Allora nel 1999 venne decisa la cessione dell’intera struttura produttiva delle automobili: infatti, nonostante si trattasse già di un marchio di lusso consolidato, la situazione finanziaria non era florida. Si fece avanti la Ford e concluse l’affare.
Il gruppo americano spinse a fondo l’acceleratore sul lusso, portando i modelli Volvo a competere direttamente con le grandi vetture tedesche. Tuttavia la crisi economica del 2008 travolse la Ford, come le sue sorelle di Detroit; ma a differenza di loro, ne uscì senza l’aiuto governativo, vendendo tutto il vendibile. Quindi la Volvo venne acquisita nel 2010 dal gruppo cinese Geely.
Parlavamo di sicurezza e innovazione, un carattere crescente della Volvo. Allora elenchiamo alcune delle innovazioni introdotte o ampliate da questa casa. Nel 1944 arrivò il parabrezza laminato: una pellicola di plastica trasparente inglobava il cristallo, così in caso di rottura i frammenti rimanevano uniti insieme, senza ferire i passeggeri.
Cinture di sicurezza
Nel 1959 furono introdotte le cinture di sicurezza anteriori a tre punti, sviluppate dall’ingegner Nils Bohlin: un’evoluzione fondamentale, completata nel 1969 dal meccanismo di autoavvolgimento, praticamente le cinture di oggi. Nel 1960 ci fu il cruscotto imbottito, per attenuare le conseguenze degli urti. Nel 1972 il seggiolino per bambini da montare sul sedile anteriore, in senso opposto a quello di marcia. Nel 1976 la sonda lambda, da cui derivarono i catalizzatori, grazie ai quali le emissioni nocive dei motori a benzina oggi sono state ridotte del 90%.
Nel 1991 i sedili a protezione contro gli urti laterali, in virtù di una speciale struttura che assorbiva l’energia dell’impatto; nel 1994 si aggiunsero gli airbag laterali. Nel 1998 il sistema di protezione dal colpo di frusta, derivato da un particolare design di sedile e poggiatesta. Nel 1998 la tendina laterale (una sorta di airbag) per proteggere la testa. Nel 2002, in pieno boom di fuoristrada e SUV, veicoli dal baricentro alto soggetti a forti rischi di ribaltamento, Volvo introdusse il sistema di protezione antiribaltamento, fatto sia di dispositivi elettronici che di struttura della scocca particolarmente rinforzata.
Aggiungiamo ancora: nel 2003 il sistema di monitoraggio dell’angolo cieco, quella zona morta tra gli specchietti. Nel 2008 la frenata automatica urbana tramite rilevamento laser. Nel 2010 il rilevamento pedoni e la frenata automatica completa. Un numero enorme di persone negli anni ha evitato di perdere la vita grazie a queste innovazioni. Il miglior contributo di Volvo alla società.
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