E’ una ma sono tre, in attesa di diventare quattro. Dopo diversi anni di parziale presenza europea, la Kia Optima si espande e con la nuova generazione entra anche nel mercato italiano. Perché sono tre? Pur facendo parte dello stesso modello, la vettura coreana di segmento D è declinata in versioni dalle caratteristiche sostanzialmente differenti.
Kia Optima si fa in 3
Troviamo infatti la classica berlina a tre volumi, quella con la coda per intenderci, nome internazionale Kia Optima Sedan; poi c’è la station wagon, vale a dire la Kia Optima Sportswagon, dalla quale si attendono i volumi commerciali maggiori; infine per la carrozzeria berlina abbiamo anche una motorizzazione ibrida plug-in, cioè il modello Kia Optima PHEV. Nel secondo semestre del 2017 esordirà infine la quarta versione, la station ibrida, quindi Kia Optima Sportswagon PHEV.
Storicamente in Europa, Italia compresa, la forma di carrozzeria station wagon ha sempre riscontrato un ampio favore da parte della clientela. In particolare nel segmento D, dove l’offerta di SUV è prevalentemente riservata a quei pochi acquirenti che possono permettersi i costosissimi modelli premium, ancora oggi la station wagon rappresenta i due terzi del mercato; se poi parliamo di flotte aziendali, allora la quota sale a tre quarti.
Kia Optima Sportswagon
Allora la Kia Optima Sportswagon può recitare un ruolo importante. La macchina ha certamente tutte le caratteristiche necessarie. Nonostante la maggior parte della clientela sia professionale, o forse proprio per questo, il design assume un ruolo decisivo. La nuova station coreana ha un aspetto agile, che strizza l’occhio al gusto sportivo. Sembra più lunga della sua dimensione reale, misurata in 4.855 millimetri. Merito dello sbalzo (la sezione esterna all’asse) anteriore molto corto, che esalta la zona posteriore.
La vista anteriore è dominata, come in ogni Kia, dal marchio di fabbrica del tiger nose, il naso di tigre inventato da Peter Schreier. Qui però è piuttosto stretto e copre l’intera larghezza del muso, andando a confluire nei proiettori con un giusto grado di armonia. Il paraurti mostra la parte più grintosa, soprattutto nelle prese d’aria laterali. Diverse cromature conferiscono un tocco di eleganza.
Tornando al profilo, lo spiovente del tetto è graduale e si raccorda naturalmente con lo spoiler. Passando alla coda, il gradevole disegno dei gruppi ottici regala un aspetto complessivamente piacevole. Anche dietro, come all’anteriore, il ruolo del “cattivo” è affidato al paraurti, dove spiccano i doppi scarichi cromati di forma ovale, racchiusi da un elemento estetico che richiama gli estrattori aerodinamici delle auto supersportive.
Kia Optima Sportswagon GT
Passando alla berlina, le differenze all’anteriore sono in alcuni dettagli estetici, come l’inserto verde all’inizio del paraurti. Naturalmente dietro cambia tutto, perché c’è una coda vera. La discesa del tetto è più accentuata, il lunotto è molto inclinato. Cambia completamente il disegno dei fanali, molto più lunghi, e del paraurti.
Apriamo le portiere ed entriamo. Appena ci sediamo siamo accolti dallo scorrimento elettrico del sedile di guida (a seconda dell’allestimento), che ci facilita ingresso e uscita; un dettaglio che nemmeno sui modelli premium ereditari è scontato trovare. Che le auto a marchio Kia abbiano guadagnato con i fatti la fama di modelli ad elevata qualità effettiva è ormai assodato.
Anche la Optima offre interni di assoluto valore. I materiali usati sono generalmente appannaggio dei segmenti superiori (cioè quelli di lusso). C’è tutto, al posto giusto e nel modo giusto. Il silenzio è una dote primaria di questa vettura e questo è sempre un indice di alta cura progettuale ed esecutiva. Le regolazioni elettriche (di serie) del sedile guida permettono di trovare agevolmente la posizione migliore. Un viaggio a bordo di una Kia Optima non farà mai stancare né il conducente, né i passeggeri, davanti o dietro. Questa macchina è quella che si definisce una stradista.
Per quanto riguarda la tecnologia c’è solo l’imbarazzo della scelta. Gli apparati per le comunicazioni sono di una completezza superiore: dal navigatore con aggiornamenti gratuiti per sette anni al mirroring degli smartphone, passando per la ricarica wireless dei dispositivi mobili. I sistemi di sicurezza attiva e passiva sono di prim’ordine, elencarli sarebbe troppo lungo. Fidatevi, non manca niente. Riguardo alla Sportswagon, il bagagliaio offre un volume sconfinato e notevole versatilità per le operazioni di carico.
Arriviamo alla meccanica. La motorizzazione chiave prevede il turbodiesel 1.7 CRDi da 141 cavalli, ormai collaudato nella sua regolarità ed efficienza, disponibile anche con cambio a doppia frizione DCT e sette rapporti. Chi ha voglia di spingere potrà trovare pane per i propri denti acquistando la Optima Sportswagon GT, dotata dell’esuberante 2.0 turbo a benzina da 245 cavalli.
Kia Optima Plug-in Hybrid
Infine l’ibrida plug-in. Quest’alimentazione sta cominciando a farsi strada, anche in Italia le vendite seppure timide sono in decisa ascesa. In città i vantaggi del motore elettrico sono innegabili. Nei percorsi extraurbani il motore termico compensa i problemi dei punti di ricarica.
La combinazione dei due propulsori (l’endotermico è un 2.0 a benzina aspirato) offre una potenza complessiva di 205 cavalli, con la caratteristica coppia dell’elettrico a regalare una spinta superiore a quella dei diesel. L’autonomia in modalità solo elettrica è di 54 Km.
Chiudiamo con i prezzi di listino chiavi in mano. La Kia Optima berlina costa 29.500 euro; la Optima Sportswagon va da 30.500 a 45.000 euro. La Optima PHEV ha un prezzo di 44.000 euro.
[Photo by ufficio stampa Kia]
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