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Rimbaud: il suo surrealismo visionario ci ha stregato

Arthur rimbaud
Tra i massimi esponenti del simbolismo e del surrealismo, fu anche uno dei massimi rappresentanti della figura del poeta veggente: ecco Arthur Rimbaud.

Il 10 novembre del 1891, a soli trentasei anni, moriva il grande poeta francese Arthur Rimbaud. Nato a Charleville il 20 ottobre del 1854 da famiglia borghese, la sua giovane vita fu presto segnata dall’abbandono del padre, che gettò il resto della famiglia nella povertà e costrinse la madre a pensare da sola all’educazione dei figli.

Inflessibile puritana e molto devota ai dogmi religiosi, la madre di Rimbaud crebbe i figli secondo schemi piuttosto tradizionali. Il giovane Rimbaud, da parte sua, mostrò sin da subito precoci segni del suo genio e straordinarie capacità di composizione, favorite anche dall’appoggio di un maestro che aveva notato il suo estro creativo nella scrittura. Le sue prime composizioni poetiche risalgono così all’età di dieci anni.

Arthur Rimbaud: un visionario

A sedici anni Arthur Rimbaud decide di seguire la sua inclinazione di visionario e vagabondo e fugge ripetutamente dalla famiglia, recandosi spesso a Parigi. Nel corso dei suoi continui vagabondaggi viene arrestato, prova l’esperienza delle droghe e non si nega avventure di alcun genere. E mentre si dedica alla sua vita di strada approfondisce anche la conoscenza di poeti considerati immorali e maledetti come Charles Baudelaire e Paul Verlaine. Con quest’ultimo Arthur Rimbaud avrà una lunga e tormentata storia d’amore.

Prima di smettere di scrivere e di partire per l’Oriente, Rimbaud scrive Lettere del veggente e Una stagione all’inferno, quest’ultimo considerato come uno dei suoi capolavori. Nel 1891 il poeta francese è però costretto a far ritorno in patria a causa di un tumore che lo colpisce alla gamba e qui morì presso l’ospedale di Marsiglia in cui era stato ricoverato.

Tra i massimi esponenti del simbolismo e del surrealismo, fu anche uno dei massimi rappresentanti della figura del poeta veggente che riesce a pervenire, attraverso lo sregolamento di tutti i sensi ad una visione dell’ignoto che diventa quindi visione dell’assoluto. Ma la vita di Rimbaud fu anche una corsa verso l’annullamento di se stesso, attuato anche attraverso la scelta di non pubblicare le sue opere (i manoscritti vennero raccolti da Paul Verlaine).

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