Fra le tante ricorrenze in campo automobilistico cadute nel 2016 va certamente ricordata in modo particolare quella dei 90 anni trascorsi dalla fondazione della Carrozzeria Touring, poi diventata Touring Superleggera.
Prima che si concluda l’anno in corso, fino al 20 novembre, gli appassionati potranno cogliere l’opportunità di fare un salto a Torino, al Museo nazionale dell’automobile, dove è in corso un’esposizione di undici fra i modelli più prestigiosi di questa azienda che ha “vestito” alcune delle auto più suggestive della storia, non solo italiana.
Touring Superleggera: l’importanza di Milano
Touring significa Milano. Milano per diversi decenni è stata sinonimo di Alfa Romeo. Infatti il binomio tra queste due aziende è inscindibile. Non si tratta solo di design raffinato: le carrozzerie prodotte da Touring hanno sempre avuto come punto di forza la notevole leggerezza; quando queste sono state applicate alla meccanica eccelsa delle Alfa, i successi nelle corse sono arrivati a ripetizione.
Alfa e Touring: binomio vincente
Vincere nelle competizioni significa accrescere il prestigio della marca. Quindi Alfa e Touring sono diventate grandi insieme; il lavoro dell’una si è fuso con l’opera dell’altra e il risultato dell’insieme vale molto più della somma dei singoli. I trionfi in successione alla Mille Miglia negli anni Trenta sulle 6C 1500, 6C 1750, 8C 2300, 8C 2900 ne sono gli esempi più fulgidi.
Proprio questi successi con l’Alfa permisero alla Touring di ascendere all’olimpo dei carrozzieri mondiali e di lavorare nei decenni successivi col gotha dell’automobilismo: Ferrari, Maserati, Lancia, Bugatti, Mercedes-Benz, Aston Martin, Lamborghini, BMW, Fiat, Citroën.
Carrozzeria Touring
Ma procediamo con ordine. Era il 1926; via Ludovico da Breme, una traversa di viale Certosa; un punto strategico, a pochi passi dalle sedi di Alfa Romeo, Citroën Italia e Isotta Fraschini. Due avvocati, Felice Bianchi Anderloni e Gaetano Ponzoni, rilevarono le quote della carrozzeria Falco da Vittorio Ascari, fratello di Antonio, il grande pilota dell’Alfa di quegli anni e padre di Alberto, il quale un quarto di secolo più tardi avrebbe vinto due titoli mondiali in Formula 1 con la Ferrari.
Bianchi Anderloni vantava dei rapporti importanti con Cesare Isotta e Vincenzo Fraschini, i fondatori dell’Isotta Fraschini, una delle marche più prestigiose di quel periodo; possedeva però anche un eccellente know how tecnico, avendo lavorato in quell’azienda come direttore dei collaudi.
Quindi diventò lui la mente operativa della neonata Touring, mentre Ponzoni era un ottimo amministratore e uno studioso dei processi industriali legati all’automobile. I primi lavori importanti furono con Alfa e Isotta, oltre ad un cliente d’eccezione: la regina Margherita di Savoia, per la quale Touring confezionò diversi veicoli per le battute di caccia e pesca, su telai Citroën.
Poiché già al crepuscolo degli anni Venti diventava sempre più difficile proporre design originali, Touring puntò sulla raffinatezza tecnica. Le carrozzerie create dalla Touring seguivano in modo assiduo due filosofie precise: leggerezza e areodinamicità, trent’anni prima delle Lotus di Colin Chapman.
Superleggera
A questo punto entra in scena la parola Superleggera. Questo è il nome di un processo produttivo brevettato dalla Touring nel 1936. Fino a quel momento le scocche si basavano su una struttura in legno unita al telaio mediante tasselli in gomma. Tutto ciò era molto pesante e poco affidabile. C’era l’esigenza di trovare materiali e procedimenti che rendessero le carrozzerie più leggere e contemporaneamente più robuste.
Touring aveva anche un reparto aeronautico; le competenze in questo campo permisero un’eccellente sinergia aziendale, come si dice oggi. Col procedimento Superleggera la scocca diventava un traliccio di sottili tubi d’acciaio ad alta resistenza; essa era saldata ai longheroni del telaio. Ai tubi della scocca poi venivano applicati i pannelli in alluminio della carrozzeria. La leggerezza e la rigidità dell’insieme diventavano anni luce migliori. A ciò veniva unito anche un profondo studio per migliorare l’aerodinamica, grazie a costanti collaudi in galleria del vento. Il successo di questo procedimento fu tale che l’azienda cambiò nome, diventando appunto Touring Superleggera.
La storia di questa carrozziera proseguì con immutato prestigio anche dopo la guerra e per tutti gli anni Cinquanta. Peschiamo alcuni nomi a caso, per un’immaginaria sfilata della bellezza assoluta: Alfa Romeo 1900 Sprint, Aston Martin DB5 (sì, quella di James Bond), Ferrari 166 MM Barchetta, Lamborghini 400 GT 2+2, Lancia Flaminia GT, Maserati 3500 GT. E la più indimenticabile di tutte, il concept Alfa Romeo Disco Volante Spider del 1952.
Tuttavia l’azienda mantenne sempre dimensioni troppo piccole, rimanendo esposta alle tempeste delle vicende industriali. Così negli anni Sessanta arrivarono i rovesci della sorte.
Un contratto del 1962 col gruppo inglese Rootes per la produzione in Italia di diecimila esemplari delle marche Hillman e Sunbeam comportò notevoli investimenti da parte di Touring, soprattutto per la costruzione di una nuova fabbrica a Nova Milanese. Ma alla fine del 1963 Lord Rootes morì improvvisamente; la sua dipartita fece sfumare il contratto con la Touring e travolse la stessa Rootes. Oltre a questo, diminuirono notevolmente le commesse dai produttori italiani, a causa delle norme che punivano le auto di grossa cilindrata. Così la Touring nel 1966 fu costretta a chiudere.
La rinascita
Fortunatamente nel 2006 Touring Superleggera è rinata dalle proprie ceneri, grazie all’acquisto del marchio da parte della finanziaria belga-olandese Zeta Europe, proprietaria anche della milanese Ruote Borrani, specialista nel restauro delle ruote a raggi montate dalle supercar storiche, Ferrari o giù di lì. La fabbrica ora si trova a Rho, sempre alle porte di Milano.
Oggi Touring Superleggera è un atelier di alta “sartoria” automobilistica. Confeziona “capi” esclusivi di altissimo pregio, veri e propri pezzi unici. Ma sempre autentici capolavori, all’avanguardia nella tecnica e nello stile. Vogliamo usare un’espressione molto abusata? Sì, usiamola: eccellenza italiana.
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[Photo press dal sito ufficiale]