Ecco la Ferrari laFerrari Aperta. Ma andiamo per gradi: E’ una Ferrari. E’ laFerrari. I giochi di parole su questo modello non finiranno mai. La prima ibrida stradale della storia di Maranello è tornata d’attualità al Salone di Parigi 2016, perché in terra francese il mondo ha potuto ammirarne la versione spider. Ferrari laFerrari Aperta, questo è il suo nome.
Ferrari laFerrari Aperta
Arriva tre anni dopo l’introduzione della mirabile coupé. La Ferrari laFerrari Aperta è bella come la chiusa e altrettanto irraggiungibile, anzi di più, perché ne costruiranno molte meno delle 499+1 dove la versione a carrozzeria coperta si è fermata.
Infatti la prevista produzione superlimitata di 209 esemplari è andata esaurita immediatamente qualche mese fa, probabilmente in pochi minuti, durante un’anteprima riservata ai pochissimi che possono, cioè effettivi clienti. Per la precisione, le unità vendute sono 200. Le altre nove resteranno a Maranello per esposizioni ed eventi vari.
Ferrari laFerrari Aperta: auto per pochi
Il prezzo? Un affarone. Si parla di 1,86 milioni di euro. Non che sia più possibile comprarla, del resto, ammesso di avere una tale cifra a disposizione. I super-ultra-extra paperoni che sono rimasti fuori dovranno attendere il gioco speculativo che certamente qualcuno dei super-ultra-extra paperoni a cui è stato concesso di acquistarla prima o poi innescherà.
Ma lasciamo queste materie affaristiche a chi ha la facoltà di occuparsene e limitiamoci ad osservare questa Ferrari laFerrari Aperta con l’occhio dell’appassionato d’arte che ammira un affresco di Michelangelo o un dipinto di Caravaggio.
Una vera opera d’arte
Perché una Ferrari come questa (e come quasi tutte) è un’opera d’arte: il design non poteva scostarsi troppo da quello che scolpiva la coupé, altrimenti avrebbero dovuto darle un altro nome. Tuttavia la sfida per i progettisti non era semplice.
Quando si toglie il tetto, un veicolo perde molta della propria rigidità strutturale; senza interventi diventerebbe fragile e pericoloso. Per recuperare la rigidità perduta, generalmente si rinforzano i montanti, il parabrezza e la parte inferiore della scocca. Ma questo peggiora prestazioni e tenuta di strada. In una normale cabrio da venti o trentamila euro ciò può anche bastare. Ma quando sul muso o sulla fiancata è impresso uno stemma con un cavallino rampante, è obbligatorio mantenere intatte prestazioni e comportamento stradale.
Aerodinamica
Allora i tecnici di Maranello sono intervenuti sull’aerodinamica. I ritocchi ad un’opera d’arte si fanno col pennellino, non col rullo. Infatti quelli applicati all’Aperta quasi non si vedono. Bisogna proprio avvicinarsi tanto. Allora si notano ad esempio due flap ai lati del parabrezza, il cui compito è generare un vortice che spinge l’aria verso la coda invece che nell’abitacolo, dove agirebbe da freno. Oppure, ma questo ce lo hanno detto, non abbiamo smontato la macchina, è stata modificata l’angolazione dei radiatori anteriori, così l’aria calda si dirige sul fondo della vettura. E’ stato cambiato anche l’angolo delle portiere, oltre ad altri ritocchini nei punti strategici.
Meccanica
La Ferrari dichiara fermamente che il peso maggiore (inevitabile) è estremamente contenuto e che prestazioni e guidabilità della Aperta sono invariate rispetto alla coupé. Dobbiamo allora snocciolare un po’ di numeri. La meccanica è la stessa della laFerrari coperta.
Il powertrain ibrido, oggi si dice così, è formato dall’accoppiata fra propulsore a benzina V12 6.3 aspirato da 800 cavalli e motore elettrico da 120 kilowatt, per un totale disponibile di 963 cavalli. Disponendo di un circuito sufficientemente veloce e di un pilota adeguatamente bravo, la laFerrari Aperta è in grado di schizzar via in meno di 3 secondi nell’accelerazione 0-100. Questo lo fa anche qualche elettrica molto celebrata.
Ma quando l’elettrica celebrata va in crisi, cioè generalmente dopo un quarto di miglio, questa Ferrari non ha ancora cominciato a spingere. Perché il supremo V12 ad aspirazione naturale va su, su, su, fino a 9.250 giri, dove le voci sono acute come il canto di un soprano. Siamo a 200 Km/h e sono passati 7.1 secondi.
L’elettrica celebrata a questo punto ha già scaricato le batterie da un bel pezzo, oppure il surriscaldamento del motore ha mandato in tilt l’elettronica. Il V12 invece ha solo fatto un po’ di stretching. E continua a salire, per arrivare là dove osano le aquile: 350 Km/h e oltre. Qui gli ingegneri hanno detto stop. Ma solo per motivi pratici: nemmeno le Formula 1 ormai raggiungono troppo spesso questa velocità. E’ l’equilibrio generale che conta. Una lezione impartita da chi le corse le ha nel sangue. Sangue rosso, rosso Ferrari.
[Photo by Andrea Schiavina]