Il nome Ferrari GTC4Lusso T potrebbe sembrare criptico a chi non segue assiduamente le vicende automobilistiche. Questo modello è stato presentato in anteprima mondiale al salone di Parigi 2016.
Ferrari GTC4Lusso T: perché si chiama così
La sigla che lo identifica attinge da quella fonte inesauribile che è l’illustre passato dell’azienda che sfoggia un cavallino rampante sui cofani e spesso anche sulle fiancate dei propri modelli. GTC è un richiamo alla 330 GTC del 1966. Il 4 indica i posti disponibili. La parola Lusso si riferisce alla 250 GT Berlinetta Lusso del 1962.
La lettera T finale invece è un attributo tutto suo. Sta per Turbo; questo per distinguerla dalla sorella GTC4Lusso e basta, presentata nel marzo 2016 a Ginevra e dotata di un motore V12 6.3 aspirato.
Qui siamo in presenza di un fatto raro. Generalmente la Ferrari non usa dotare i propri modelli di motorizzazioni plurime, come farebbe un qualsiasi costruttore di utilitarie. Ogni modello ha un solo motore. In questo caso però troviamo la classica eccezione che conferma la regola.
Propulsore V8 3.9 turbocompresso
La Ferrari GTC4Lusso T monta infatti un propulsore V8 3.9 turbocompresso, lo stesso che equipaggia la 488. Tale soluzione aggiunge un primato alla T: diventa la prima Ferrari V8 a quattro posti.
C’è anche un’altra differenza notevole fra la T e la versione aspirata: la trazione posteriore invece di quella integrale. Di conseguenza la T si stacca un po’ dalla concezione di pura erede della FF con cui è stata salutata la GTC4Lusso senza lettere aggiuntive: vale a dire una gran turismo di altissimo pregio in grado di raggiungere anche località abbastanza impervie in tutta scioltezza. Vorrà dire che se nevica per la settimana bianca a Cortina si userà il SUV, magari una bella Maserati Levante, per restare in famiglia.
Tuttavia l’adozione della sola trazione posteriore non significa che la versione T non sia capace di affrontare la strada, tutt’altro. Le ruote motrici sono due, ma quelle sterzanti restano quattro. Quindi il comportamento in curva è raffinato allo stesso modo della sorella V12; forse anche migliore, poiché il peso è inferiore (motore molto più piccolo e assenza dei componenti per la trazione integrale).
Design
Per quanto riguarda il design, la Ferrari GTC4Lusso T è identica all’altra. Si tratta quindi di una carrozzeria shooting brake, vale a dire con una coda poco spiovente ed un portellone simile a quello di una station wagon, in modo da migliorare lo spazio per i passeggeri posteriori e infilare qualche bagaglio in più rispetto ad una 24 ore. Ma mentre la station deriva da una berlina, la shooting brake nasce da una coupé. La Ferrari ci tiene a sottolineare che dietro c’è spazio sufficiente per trasportare comodamente due adulti.
Poiché le differenze tra GTC4Lusso e GTC4Lusso T sono tutte nella meccanica, dobbiamo snocciolare qualche numero. Partiamo ovviamente da potenza e coppia: il V12 offre 690 cavalli ad 8.000 giri ed una coppia massima di 697 Newton metri a 5.750 giri; stellare, vero? Il V8 si ferma a 610 cavalli a 7.500 giri; ma il turbo consente una coppia di 760 Nm fra 3.000 e 5.250 giri. La differenza nell’accelerazione da 0 a 100 Km/h è dunque minima: 3.4 secondi per l’aspirato, 3.5 per il turbo. Nella velocità massima ovviamente il V12 fa sentire la muscolatura nettamente superiore: 335 Km/h contro 320.
La T ha complessivamente 50 Kg in meno della V12 (1.740 Kg il peso a secco). Ha anche una differente ripartizione dei pesi, il che ne cambia il comportamento stradale; sostanzialmente è un po’ più agile. Identico il cambio F1 a doppia frizione e sette marce. Un complesso sistema elettronico, chiamato Variable Boost Management, si occupa di ridurre al minimo, quasi azzerandoli, i ritardi di risposta del turbocompressore.
Consumi
I consumi? La T beve un po’ meno dell’aspirata. Però alzi la mano, senza mentire, chi attribuisce la benché minima importanza a questo fattore, potendo permettersi l’acquisto di una supercar. Nel tempo che ci vuole per leggere quel dato, la macchina ha già superato i 100 Km/h. Non sprechiamo secondi preziosi.
[Photo by Andrea Schiavina]