Domanda da un milione di dollari: qual è la passerella più chiacchierata dell’anno? No: Parigi, Milano, New York e le sfilate di moda non c’entrano nulla. Cannes? Mi dispiace, nemmeno. Va bene, vi aiuto io. Stiamo parlando di The Floating Piers, la passerella galleggiante di oltre 5 chilometri che attraversava il Lago d’Iseo fino a qualche giorno fa.
Tanti ne parlano, ma pochi sanno davvero chi è l’artista che ha ideato questa originale opera. Ora che ha chiuso i battenti possiamo approfondire il discorso. L’artista che l’ha progettata si chiama Christo Vladimirov Yavachev conosciuto più semplicemente come Christo (si pronuncia Christò, alla francese), e ha permesso a un milione e mezzo di visitatori di passeggiare sulle acque come in un racconto del vangelo.
Anche se il suo nome può far crede il contrario, non si tratta di un miracolo, bensì di una costosissima opera ingegneristica progettata e interamente finanziata dall’incredibile artista ottantenne di origini bulgare. (Christo è nato a Gabrovo in Bulgaria il 13 giugno 1935. Qui il sito ufficiale dell’artista)
Da giorni i riflettori dei media di tutto il mondo sono puntati su Christo, artista americano di origini bulgare diventato famoso per avere negli anni letteralmente impacchettato monumenti ed interi edifici. Sotto il nome di Christo and Jeanne-Claude ha lavorato per quasi 60anni in coppia con la moglie, Jeanne-Claude Denat de Guillebon, scomparsa nel 2009, diventando uno dei principali interpreti della Land Art.
La sua ultima opera, The Floating Piers, ha attirato un milione e mezzo di turisti, anche se nel mondo dell’arte lo scetticismo che ha accompagnato le sue installazioni nel corso degli anni non sembra essere del tutto scomparso.
Dalle prime opere di protesta realizzate senza autorizzazione, all’incredibile successo della passerella galleggiante sul Lago d’Iseo: ecco tutto quello che c’è da sapere sull’artista più discusso del 2016 e sulla sua sua ultima opera.
The Floating Piers: come nasce l’idea
Christo stava osservando quei pontili galleggianti che vengono utilizzati in marina per far sbarcare i passeggeri dalle navi, quando un po’ per gioco, un po’ forse per il suo nome, deve aver pensato: “chi non ha mai desiderato camminare sull’acqua, scagli la prima pietra”. E’ il 1970, nasce così l’idea The Floating Piers, una delle più spettacolari installazioni di Land Art di tutti i tempi.
Inizialmente l’opera doveva essere installata a Buenos Aires, precisamente a Rio de la Plata ma l’amministrazione locale si è rifiutata di concedere all’artista le autorizzazioni necessarie. Fedeli al progetto, nel 1985 Christo e Jeanne-Claude cercano di realizzare l’opera in una baia dell’Isola di Tokyo ma ricevono la stessa risposta ottenuta quindici anni prima in Argentina.
Fortunatamente per noi però, nonostante la scomparsa della moglie nel 2009, Christo non abbandona l’ambiziosa idea e nel 2014 riesce finalmente ad ottenere i permessi necessari alla realizzazione di The Floating Piers sul Lago d’Iseo.
Un’opera a due facce: arte sopra, ingegneria sotto
L’opera è un vero e proprio capolavoro ingegneristico e non si può proprio fare a meno di chiedersi come sia stata realizzata.
La passerella progettata da Christo, è lunga più di 5 chilometri: 2,5 abbracciano Monte Isola e la collegano a Salzano e al piccolo isolotto di San Paolo, gli altri 3 invece attraversano completamente il lago.
Ma esattamente, su cosa hanno passeggiato un milione e mezzo di visitatori? Niente tralicci e niente intelaiature. La superficie, ricoperta da 90.000 metri quadrai di tessuto giallo dalia cangiante non impermeabile, è composta da ben 220.000 cubi di polietilene ad alta densità, fatti realizzare appositamente per questo progetto ad un’azienda locale. I blocchi, completamente riciclabili, sono agganciati l’uno con l’altro e ancorati tramite degli speciali cavi, a 200 pesi di cemento da 5.000 chilogrammi ciascuno, depositati sul fondale del lago.
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— inLOMBARDIA (@inLOMBARDIA) 5 luglio 2016
I costi di realizzazione: una passeggiata da 15 milioni di euro
La realizzazione di The Floating Piers è stata interamente sostenuta dall’artista tramite la vendita dei bozzetti di progettazione, i documenti sugli studi preparatori e altre opere degli anni 50 e 60. Una delle caratteristiche principali delle opere di Christo sta proprio nel reperimento delle risorse finanziarie: sono completamente gratuite per il pubblico e non prevedono l’intervento di sponsor e altri finanziatori. I 15 milioni di euro necessari alla costruzione, l’installazione e lo smontaggio del progetto, dunque, provengono tutti direttamente dalle tasche dell’artista che conta di coprire parte delle spese anche grazie alla vendita dei materiali utilizzati, destinati ad essere riciclati tramite processi industriali.
Oggi chiude #TheFloatingPiers. Ma non preoccupatevi.
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Installazioni illegali e messaggio politico
Non tutte le opere di Christo sono state realizzate con la serenità e la spensieratezza di The Floating Piers. All’inizio del percorso artistico di Christo e Jeanne-Claude alcune installazioni, considerate troppo audaci e provocatorie sono state realizzate in pieno spirito anni 60, senza il consenso delle autorità. E’ questo il caso di Wall of Oil Barrels – The Iron Curtain (Parigi 1962), opera carica di un forte messaggio politico e sociale.
In segno di protesta nei confronti della costruzione del Muro di Berlino, avvenuta circa un anno prima, la coppia di artisti statunitensi ha illegalmente sbarrato Rue Visconti erigendo nell’arco di poche ore un muro di 89 barili di petrolio e causando incredibili disagi al traffico parigino. All’arrivo della Polizia, Jeanne-Claude ha cercato di dissuadere le Forze dell’Ordine dallo smantellare l’opera opponendo inutilmente resistenza.
La prima opera di Christo e Jeanne-Claude in Italia
The Floating Piers non è la prima opera dell’artista ad essere realizzata in Italia. Alla fine degli anni sessanta infatti, nel vivo del grande fermento culturale e artistico europeo, Christo e Jeanne-Claude decidono di realizzare la loro prima opera di Land Art nel bel paese, “impacchettando” con degli enormi teli di propilene bianco alcuni monumenti del centro storico di Spoleto.
Se le precedenti opere, realizzate nelle principali capitali europee e città statunitensi, erano state accolte con evidente perplessità da un pubblico molto più abituato del nostro all’avanguardia artistica di quegli anni, possiamo solo immaginare cosa possano aver pensato gli abitanti del centro storico della piccola cittadina umbra, quando al risveglio hanno trovato la città letteralmente imballata.
Wrapped Fountain and Wrapped medieval tower (Spoleto 1968), oltre ad aver acceso le prime feroci critiche sull’artista, non rappresenta solo la prima opera interamente realizzata dalla coppia americana ma anche il loro primo “impacchettamento artistico” in assoluto, pratica che li ha resi successivamente celebri in tutto il mondo.
Quando Christo ha impacchettato Milano
Un paio d’anni dopo l’esperienza di Wrapped Fountain and Wrapped medieval tower, Christo e Jeanne-Claude tornano in Italia per un nuovo progetto. Questa volta scelgono Milano, e a finire sotto il tiro dei due artisti è una delle zone del centro più cara ai milanesi e più trafficata dai turisti.
Così, dal lato della Galleria Vittorio Emanuele II che si affaccia su piazza Duomo, era possibile godere di una vista insolita: la Statua di Leonardo da Vinci, al centro di Piazza della Scala e il Monumento Equestre a Vittorio Emanuele II che fronteggia il Duomo, erano completamente impacchettati, avvolti in dei grandi teli bianchi e legati con corde rosse. Queste opere non vennero accolte positivamente dai cittadini, tant’è che furono smantellate nel giro di pochi giorni. Il telo con il quale gli artisti “imballarono” la Statua di Leonardo fu addirittura dato parzialmente alle fiamme da alcuni ragazzi evidentemente non troppo entusiasti di quanto compiuto dai due artisti.
The Floating Piers e la definitiva consacrazione
L’espressione artistica di Christo ha raccolto negli anni pareri discordanti: è stata contemporaneamente oggetto sia di forti critiche e grandi perplessità, che di approvazione e interesse, suscitando l’ammirazione di milioni e milioni di visitatori in tutto il mondo. Grazie a The Floating Piers l’artista americano sembra però essere riuscito a riscattarsi definitivamente anche in Italia ottenendo un incredibile consenso, conquistando gli animi dei visitatori e di gran parte della critica di settore, diventando così l’autore più apprezzato del palinsesto artistico mondiale del 2016.
[Photo in apertura by Stylology.it]
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