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Fibra ottica in Italia: non siamo messi per niente bene

Fibra in Italia
Fibra in Italia: qual è la situazione della rete internet in Italia? Stando alle classifiche stilate non molto rosea. Ecco una visione generale.

Fibra in Italia: qual è la situazione della rete internet in Italia? Stando alle classifiche stilate non molto rosea. Sui ventotto Paesi dell’Unione Europea, ad esempio, l’Italia si piazza soltanto al venticinquesimo posto nell’indice europeo di digitalizzazione. Rispetto a molti altri Stati l’Italia è “lenta”. Qualche esempio concreto? La Corea del Sud è il Paese che può vantare la velocità maggiore per la rete internet, con una velocità media di connessione di 20,5 megabit mentre in Europa tale primato spetta alla Svezia, con una media di 17,4 megabit. E l’Italia in tutto questo? La velocità media del Belpaese è di 5,4 mega. Un divario piuttosto evidente, che dovrebbe portare a compiere riflessioni piuttosto importanti.

E mentre la politica cerca di lanciare e rilanciare un piano che sia in grado di portare la banda ultralarga anche in Italia, la legislazione è ferma al servizio universale garantito che si basa sul doppino di rame collegato al modem. Roba da connessione anni Novanta insomma, quando ancora non era molto diffusa neppure la linea adsl. Se si pensa che l’Autorità garante nelle comunicazioni ha chiesto che la qualità minima dei servizi di accesso a internet passi da 56K ad almeno 2 Mega e che comunque la linea adsl è ormai una tecnologia “vecchia”, si comprende definitivamente lo stato della connessione internet in Italia.

Fibra in Italia: situazione desolante

Insomma, il mondo è proiettato verso la banda ultralarga, con velocità superiori ai 30 mega, e in Italia ancora si discute di modem 56K e linea adsl e neppure la fibra ottica è molto diffusa. Per quanto riguarda i dati disponibili, la copertura della banda ultralarga superiore ai 30 mega è ferma al 44 per cento (contro la media europea del 71 per cento) mentre quella a 100 mega è solo al 10,2 per cento (contro l’85 per cento richiesto dell’Ue entro il 2020. Se si prendono in considerazione gli utenti che non sottoscritto abbonamenti sopra i 30 mega, questi rappresentano soltanto il 5,4 per cento (contro il 30 per cento del resto d’Europa). Almeno due terzi dei Comuni italiani sarebbero senza banda ultralarga e ben diciannove milioni di cittadini vivono nelle zone cosiddette aree bianche, ossia quelle in cui i privati non pensano sia conveniente investire in infrastrutture di rete (dalle periferie delle grandi città ai paesini di montagna). In tutto si tratta di cinquemila comuni su ottomila.

A quanto pare il ritardo nel passaggio dal rame alla fibra ottica sarebbe da imputare all’ex monopolista Telecom, che possedendo la rete fissa e dovendo vedersela con un debito impressionante, non avrebbe investito nelle nuove tecnologie, provocando quello che in Italia è un gap imperdonabile. A tutto ciò si deve aggiungere il dato sull’analfabetismo digitale, che nel nostro Paese riguarda almeno il 37 per cento della popolazione, che non usa affatto internet. E non bisogna poi dimenticare anche un triste fenomeno che spesso ha generato accese battaglie tra gestori e associazioni dei consumatori: nella maggior parte dei casi in cui viene misurata la velocità della linea internet, si riscontrano dati assai inferiori rispetto a quelli indicati nel contratto stipulato con i consumatori. Su 50 mila misurazioni, ad esempio, si stima che l’80 per cento di esse abbiano attestato violazioni contrattuali.

LINK UTILI:
La fibra ottica raggiunge solo il 14% dei Comuni italiani.

Telecom Italia punta sul 5G.

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