Parlare di Andre Agassi significa parlare di una delle più grandi leggende del tennis a livello mondiale. E oggi che Agassi festeggia i suoi 46 anni (è nato a Las Vegas, negli Stati Uniti, il 29 aprile del 1970) e che si ripercorrere la sua carriera, è inevitabile che corra un brivido lungo la schiena. Il tennista americano ha infatti vinto 60 titoli ATP (Association of Tennis Professionals), 8 tornei dello Slam, 17 titoli ATP Masters Series, una medaglia d’oro alle Olimpiadi (ad Atlanta, nel 1996), il torneo ATP World Championship e la Coppa Davis.
Come se tutto questo non bastasse, Andre Agassi è riuscito a detenere il primo posto nella classifica ATP per 101 settimane, è riuscito a vincere tutti e quattro i titoli dello Slam (primato che oggi spetta, fra gli altri, anche a Rafael Nadal e a Roger Federer) ed è stato il primo tennista a realizzare il Career Grand Slam su tre diverse superfici. Il 9 luglio del 2011 è stato inserito, meritatamente, nell’International Tennis Hall of Fame.
Dal 22 ottobre del 2001 è sposato con la collega Steffi Graf, anche lei leggenda del tennis internazionale, da cui ha avuto due figli, Jaden Jil e Jaz Elle. (Qui il sito Agassi Foundation)
Andre Agassi: le sue 7 frasi celebri
- “So che è un cliché, ma io davvero guardo un match alla volta: mica devo batterli tutti, devo batterne sette. Alla mia età non puoi prendere niente per certo, ma devi lavorare duro per essere pronto fisicamente a fronteggiare la potenza di questi ragazzi moderni che possono chiudere tutti i punti. Perciò, la cosa fondamentale è arrivare pronto al via. E io lo sono, di fisico e di tennis“.
- A proposito di Pete Sampras: “Avrei detto che il mio avversario più grande sarebbe stato chiunque ma non Pete. Giocai contro di lui a Roma nel 1989 e mi dicevo: quel povero ragazzo non riesce a tenere una palla in campo. Non avrebbe dovuto sbarazzarsi del suo rovescio a due mani. Non vedo un buon futuro per lui“.
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“La fisicità è l’aspetto maggiore del mio gioco. Per come io colpisco la palla, per come stringo la racchetta… Tutto, nel mio tennis, richiede fisicità“.
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“Non so se per Steffi sono io il miglior giocatore del mondo, devo chiederglielo. Di certo ho imparato molto da lei, come imparo da tutti. Steffi e io siamo simili e complementari: come me ha dedizione assoluta, capacità di concentrazione, passione e velocità, e finalmente mi calma, mi dà stabilità e forza“.
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Sempre su Pete Sampras: “Credo che il nostro peggior incubo sia svegliarsi il mattino seguente e ritrovarsi nei panni dell’altro“.
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“È il pubblico là fuori che ti osanna o ti affonda. La priorità è il loro divertimento“.
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“Ho sempre avuto questa sensazione, anche quando giocavo, voi sentivate che ce la mettevo tutta, che cercavo una quadratura, di mettere i pezzi insieme, anche nella vita. Ci mettevo passione, voglia, allenamento, pure nei miei sbagli. Ero disturbato, ma voi sembravate non farci caso. Davo l’idea di un bullo arrogante, ero solo pieno di ansie. C’è gente che dentro il campo rinasce, diventa leone, si sente finalmente bene, io invece stavo male da cani. Bastava un ritardo per la pioggia e già cadevo in confusione, mi venivano i dubbi, le incertezze. È stato brutto vivere così, anzi patire“.