Il famigerato attacco di Pearl Harbor, chiamato in codice “operazione Z”, è un atto bellico avviato in assenza della dichiarazione di guerra, il 7 dicembre del 1941, e coinvolge la flotta aeronavale giapponese e le installazioni militari statunitensi presenti nell’omonima base di Pearl Harbor, situata nelle isole Hawaii.
I nipponici si avvicinano alle potenze dell’asse
Dal 1931 in poi, ha inizio la campagna espansionistica del Giappone in Asia: dopo aver occupato la Manciuria ed invaso la Cina, i nipponici decidono di allearsi con Hitler (ma rinunciano ad ogni conflitto con l’URSS) ed approdare anche in Indocina meridionale, provocando l’embargo di tutti i propri prodotti petroliferi, metalli e beni da parte dell’America, sostenitrice materiale della Gran Bretagna.
La flotta statunitense del Pacifico (nata ufficialmente il 1° febbraio del 1941 e composta da circa 50 bombardieri leggeri e medi, 12 bombardieri pesanti, 13 ricognitori, 152 caccia) è dislocata alle Hawaii su decisione del presidente Roosevelt per frenare le velleità aggressive del paese del Sol Levante e favorire quindi la felice conclusione delle trattative in atto tra le due potenze, limitando inoltre le momentanee conquiste nipponiche. L’esercito rivale tuttavia, approfitta (tra il 5 e 7 dicembre) della sola presenza a Pearl Harbor di otto corazzate nemiche, due incrociatori pesanti, sedici cacciatorpediniere e sei incrociatori per sferrare un attacco sorpresa con due divisioni aeronavali, destinate rispettivamente all’attacco e alla scorta: le sei portaerei (Akagi, Kaga, Soryu, Hiryu, Shokaku e Zuikaku) con 389 velivoli totali sono coordinate dal viceammiraglio Chuichi Nagumo mentre i due incrociatori pesanti, le nove cacciatorpediniere, la flotta di sommergibili e le 8 navi cisterna sono al comando del viceammiraglio Mitsumi Shimitzu. (Wikipedia)
Attacco a Pearl Harbor, gli Stati Uniti dichiarano guerra
Il primo contatto tra le forze giapponesi e le difese statunitensi si verifica tramite sommergibili, poco prima della mattinata di quel fatidico 7 dicembre. La prima ondata di forze aeree schierate dagli asiatici sferra un attacco verso le ore 8 locali, mentre la seconda ondata incombe nell’ora successiva e provoca la reazione dei caccia statunitensi, capaci di limitare l’assalto e costringere gli avversari alla fuga.
Le conseguenze di questo conflitto causano complessivamente 2403 morti e 1178 feriti per gli USA e 180 decessi per i nipponici. Nel giorno seguente alla battaglia, il Congresso degli Stati Uniti dichiara ufficialmente guerra al Giappone, entrando a far parte del sanguinoso conflitto mondiale.
[Photo free by Pixabay.com]