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TheDress: basta un “lol” per girare il mondo (sul web)

E' bastata una foto su internet per scatenare il popolo web di tutto il mondo. Ecco lo strano caso di TheDress e le verità che nasconde.

E’ proprio così. Basta un “lol”. Anzi, ti basta un vestito per girare il mondo. Ti basta un TheDress o del cioccolato. Intendo girare il mondo sul web, con un semplice video o una foto su Tumblr. Così è successo a swiked.tumblr.com. Ha postato una foto di un vestito chiedendo di quale colore fosse. E’ nato così il caso TheDress, uno dei più potenti hashtag degli ultimi tempi insieme a #BreakTheInternet che vide il lato B di Kim Kardashian trasformarsi in un meme dal respiro internazionale [qui un serie di meme direttamente su Google].

Detto tra noi: ti basta far esclamare “lol” e il gioco è fatto. Io il vestito lo vedo bianco e oro. Tu lo vedi nero e blu. Come è possibile? E’ bastata questa domanda a dare fuoco alle polveri del web. Sabato 28 febbraio pomeriggio i tweet #TheDress erano oltre 1,3 milioni mentre quelli dedicati alla morte di Leonard Nimoy, il mitico Spock di Star Trek “solo” 800mila circa. Inutile dilungarsi ancora, ma qualche link utile voglio comunque postarlo. [Il Secolo XIX spiega perché vediamo il vestito di colori diversi] – [La Stampa ha addirittura intervistato un medico]


Ne ha parlato (impossibile non accadesse) l’Huffigton Post USA (qui uno dei post) e addirittura il New York Post (qui). Altrettanto utile il post di Wired.com (qui). Ora il tutto è sfociato nei classici meme, che oggettivamente dimostrano quante pungente ironia si nasconde tra i meandri dei social. Alcune immagini sono da standing ovation.

Ieri ripensavo al primo vero virale della storia di internet. Il video di Ronaldinho che colpiva la traversa con una precisione incredibile. Ancora oggi ci si chiede quale fosse il trucco (che c’era, s’intende…). Fu una trovata geniale della Nike, che ottenne una visibilità planetaria senza il minimo sforzo. Infatti la gente vedeva il video su YouTube e lo mandava via mail agli amici (sì, a quei tempi si mandava così. Ricordo che lo mandai ai miei amici malati di calcio…). Ora i video che girano su Fb vivono di viralità propria. A volte chi li mette online neanche si rende conto di cosa accadrà. Succede che una persona dall’altra parte del mondo lo guarderà meno di due ore dopo, perché un amico (che in realtà è suo amico solo su Fb, ma nulla sa di lui e mai lo ha incontrato) a migliaia di chilometri lo ha condiviso sulla propria bacheca. Siamo fruitori e spettatori di news e cazzate (passatemi il termine) perché amici di amici che sono amici di amici le hanno condivise su Fb. Siamo gruppi di ascolto inconsapevoli che si formano senza una logica. Senza un vero target. E tutto questo rende affascinante e quasi impossibile studiare metriche o analitycs davvero utili. Internet è come una partita a poker. La matematica non ti darà mai un risultato certo di vittoria.

Così un incidente (fortunatamente senza vittime) in motoscafo diventa un virale da condividere e replicare con una colonna sonora ad hoc (guarda qui il video). Andate a vedere in quante versioni è stato caricato su YouTube e poi a seguire sui vari social. E’ strabiliante.Per non scordare la tavoletta di cioccolato del buon Mariano Tomatis, che “crea cioccolato dal nulla” (ecco perché parlavo del cioccolato in apertura del post). Si tratta di un semplice trucco, che però lascia tutti sbalorditi. Per questo motivo il video ha fatto il giro dei social e di tutti i portali d’informazione (e blog) arrivando dall’altra parte del mondo e tornando indietro. Non a caso ancora oggi lo si può vedere su Facebook o Google Plus e il video di Tomatis su YouTube ha superato quota 2 milioni di views nonostante sia stato scippato da centinaia di siti e canali mainstream e non.

Perché alla fine se fai esclamare (lo ripeto) “lol”, allora ce l’hai fatta. Non ti serve pagare per spingere il tuo contenuto. Vivrà di vita propria, forse un giorno, forse un mese, forse per anni, ma sarà talmente contagioso da diventare (parola ormai abusata) virale. Per poi mettersi la corona del contenuto evergreen. Avete mai visto le immagini di optical illusion che girano su internet? Vi basta cercare proprio “optical illusion” nella sezione image di Google e ne avrete a disposizione decine. Anzi, centinaia. Quella che potete vedere qui sotto è sicuramente una delle più popolari e condivise di sempre.

Optical Illusion

Una delle immagini di optical illusion più popolari sul web (si ha la sensazione che i cerchi si muovano)

Queste piccole curiosità, che stupiscono, piacciono da sempre. Poi ci sono altri tipi di situazioni virali, che vivono tra voglia di credere in qualcosa di assurdo (fake?) e il desiderio di trasgressione, che il web ha esploso a livelli sconosciuti prima della nascita del mondo targato “WWW”. Ricordo la droga sonora, conosciuta con il nome di iDoser. Era il 2008. Erano online degli mp3 che permettevano di sballarsi. Internet e tantissimi blogger ci andarono a nozze. Io ero ancora in Blogosfere e ricordo che in redazione provammo ad ascoltare i brani (puro rumore) senza avere alcun effetto drogante. [Qui la storia raccontata in maniera perfetta da Attivissimo] Fu una bufala che ebbe un eco mediatico incredibile. Io preferisco di gran lunga situazioni come #TheDress. Perché alla fine si tratta di scienza. Lo vediamo di colori diversi perché le cellule retiniche, che sono moltissime, possono avere una sorta di “variabilità percettiva”. Uno stupido vestito (per molti pure brutto) ci ha permesso di imparare qualcosa. La moda ha fatto cultura. Senza rendersene conto il mondo della moda ha insegnato qualcosa alla gente. Me lo avessero detto prima di TheDress mi sarei spanciato dal ridere. Ma questa è solo una riflessione personale. Buon viaggio. Perché domani qui su internet succederà ancora qualcosa. Anzi, magari è già accaduto e neanche ce ne siamo accorti. Ciao.

[Photo composite by Stylology.it]

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