Facebook non è più solo un social network. Facebook è un mezzo di informazione. Sul web rimbalzano tantissime news legate alla creatura di Mark Zuckerberg. Non sarebbe male fare ordine e magari analizzare qualche numero che renda l’idea degli straordinari mutamenti che stiamo vivendo. “Fino a qualche anno fa Facebook era solo un’icona blu” ha detto Mark aprendo l’F8, la conferenza annuale degli sviluppatori di qualche giorno fa [Articolo molto utile de La Stampa]. “Oggi siamo una famiglia di applicazioni sempre più connesse tra loro”. Ed è proprio questo l’obiettivo del genietto di White Plains: trasformare Facebook in una piattaforma che faccia concorrenza a tutti. Per riassumere in poche parole basta pensare a un futuro dove le persone non entreranno più su internet attraverso la pagina Google, ma dalla porta blu di Facebook.
I numeri parlano chiaro: Facebook ha 1,4 miliardi di utenti, Whatsapp 700 milioni, Messenger 600, Instagram 300. Il mondo è popolato da 7 miliardi di persone e solo 3 hanno la possibilità di connettersi. Questo significa che Zuckerberg ha tra le mani la metà del mondo connesso e può farne ciò che vuole.
There’s a clear technology trend enabling people to share richer and richer content. Five years ago, most content on…
Posted by Mark Zuckerberg on Mercoledì 25 marzo 2015
Ma preferisco focalizzarmi sul nostro sgangherato Paese. Il rapporto Censis 2015 [leggere qui] ci mostra dei dati clamorosi. La prima fonte d’informazione della fascia d’età 14/29 anni è Facebook (71%), mentre nella fascia 30/44 è al 60%. I quotidiani cartacei a pagamenti tengono botta solo nella fascia 65/80 con il 44%. [Meritano lettura le riflessioni di Marco Massarotto in merito ai dati del Censis]
Questo dimostra come ormai l’Italia sia divisa in due popolazioni. Da una parte gli internauti che vivono perennemente connessi tra smartphone e laptop. Si informano su social network e motori di ricerca e hanno sostituito la tv con YouTube e i vari portali (più o meno legali…) in streaming. Dall’altra gli italiani che ancora oggi leggono il Televideo, che hanno un cellulare di vecchia generazione e non hanno mai pensato di avere una connessione internet a casa. Anche perché non possiedono un computer.
Ma questi dati sono importanti e non vanno sottovalutati. L’editoria deve masticarli e capire come migliorare la propria offerta. I giornalisti devono capire in quale direzione sta andando il mondo e prendere quella strada senza fare tante storie. Ma c’è ancora molto lavoro da fare: basta leggere le risposte de Il Messaggero ai propri fan di Facebook per capirlo. Senza togliere poi le dimissioni di Alessandra Poggiani dalla direzione dell’Agid [L’intervista di Wired.it, la “storiaccia” successiva] e il pezzo de IlFattoQuotidiano che racconta quanto accaduto].
#epicfail straordinario de Il Messaggero.it. Andate a cercare il post e leggete le risposte. Tutte ciclostilate. Ma la…
Posted by Silvio De Rossi on Lunedì 23 marzo 2015
L’Italia è un Paese analogico, governato da un potere analogico, popolato da abitanti sempre più digitali. Prima o poi ci sarà il nostro big bang. E’ solo questione di tempo. [Basta leggere cosa accade negli Stati Uniti: post by MediaInsight]
I numeri lo dimostrano: sono andato a recuperare il report “Digital, Social & Mobile in 2015” pubblicato da We Are Social [leggere qui] qualche tempo fa [Il post di Francesco Russo merita] . In Italia la penetrazione internet è in costante crescita. Nel 2014 era al 58%, nel 2015 è al 60% nonostante i nostri tantissimi problemi. Gli utenti italiani passano 4,5 ore al giorno su internet da laptop o desktop, mentre 2,2 ore di media da mobile. E qui torna comodo ricordare che gli smartphone venduti nel 2014 sono 16,5 milioni. Un dato che resterà stabile nel 2015 (così dicono gli esperti), ma andrà crescendo nel 2016 [Qui le cifre su IlSole24Ore].
L’internauta italiano passa circa 2,5 ore al giorno sui social media. Sono il 36% del totale gli utenti che li usano da mobile. Altri numeri molto utili: in Italia usano internet 36,6 milioni di persone, ma solo 28 milioni hanno un account social.
Per chiudere il cerchio basta analizzare le piattaforme più usate nel nostro Paese: WhatsApp (25%), Facebook (24%) e Facebook Messenger (17%). Zuckerberg domina davanti a Skype (14%), Shazam (11%), Twitter e Google+ (10%). Una bella fetta del nostro futuro passa da quella icona blu. Che non è più solo un’icona. Parola di Mark.
[Photo by Pixabay.com]